Ed è come un pugnale
conficcato nello sterno,
spacca l'osso,
immerge la sua lama d'acciaio
nel cuore,
si nutre di tutto il sangue,
dilania il corpo.
Infiltra le sue radici nella mente.
Sono un uomo posseduto da un demone
dal nome terrificante,
il mare.
Cuore di Drago
Un Drago, come un uomo, si domanda qual'è lo scopo della propria esistenza.
Spesso sento gli umani rispondere con la stessa frase: "Siamo venuti a questo mondo per imparare ad amare..."
Ma un Drago non ama, non è un umano.
Quindi che scopo ha la sua esistenza?
Siamo qui per combattere una guerra.
Tutti.
La guerra contro l'ingiustizia, contro l'ignoranza e l'oblio.
Condannati a combattere sempre, sia quando decidiamo di agire, per aiutare qualcuno, per aiutare un popolo, per aiutare noi stessi, per salvare il mondo dalla distruzione.
Condannati a combattere anche quando giriamo la testa dall'altra parte per non vedere, ingoiamo il veleno e sorridiamo, mentre lentamente ci corrode le budella.
Adesso, a parte, setacciare la farina insieme al lievito e unire il tutto alla purea precedente, mescolando sempre con la stessa frusta.
Le immagini di questo video promozionale sono girate in Sardegna, ditemi se non è un posto magico.
Come ormai sapete uno dei miei interessi è legato all'auto-produzione di cosmetici, creme e prodotti naturali per la persona e per la casa.
L'associazione Culturale He-Art di Roma mi ha proposto di organizzare un corso per raccontare ai partecipanti cosa vuol dire creare autonomamente questo genere di prodotti.
Moltissime persone si chiedono da che parte si può iniziare, quali materiali usare, dove reperirli, come si può fare, cosa si può fare, quanto dureranno questi prodotti e se sono veramente validi.
Potrebbero anche venirvi delle idee per fare in casa i prossimi regali di natale!
Detto tutto questo ecco le locandine.
Vi prego di contattare l'Associazione He-Art al recapito indicato.
Per ogni chiarimento sono a disposizione naturalmente,
Vi aspettiamo numerosi
Chi dice che l’autunno è una stagione triste o malinconica non ha capito nulla della magia perennemente vitale delle stagioni, che sono il respiro della natura. L’autunno è come una musica barocca, ed i suoi florilegi di colori caldi - di foglie o ricci di ippocastano che preludono a più intime introspezioni domestiche che ben presto porteranno gli uomini a sentire il bene atavico della dimora protettrice, cadendo a terra, o facendosi trasportare nell’aria, lontano - mi ricordano le scale armoniche di Vivaldi, di Bach o di Telemann…
Susan Woodhouse era una bimba che queste cose le aveva sempre sentite, fin da quando aveva pochi anni: sembrava che, d’autunno, il suo giovane spirito si animasse di una strana euforia e provasse un grande piacere nel tuffarsi nei cumuli di foglie morte accatastate dagli spazzini o nel raccogliere ricci di ippocastano da terra, incurante delle punture che spesso martoriavano le sue manine. La sua cittadina era una tipica cittadina inglese, ordinata e borghese ma con la fortuna di essere immersa in una natura dolce e bellissima, in una terra che nasconde, forse, il mistero della vita intima, profonda, del nostro intero pianeta; credo che questo mistero fosse conosciuto ed onorato dai nostri progenitori, quando il tempo non era malato di apparenza e l’uomo non aveva ancora abbruttito sé stesso con la schiavitù del solo visibile. Dalle parti di Susan, la gente conservava ancora, sepolto in qualche angolo delle memorie ataviche ereditate da generazioni di uomini che, di quella terra, vivevano, una sorta di innata consapevolezza, un discreto quanto spesso inconsapevole colloquio di elezione con gli "spiriti delle lande", con le forze nascoste che ne vivificavano la linfa.
Susan sembrava essere venuta da quell’imprecisabile passato e, crescendo, quella sua strana predilezione per l’autunno, quella incontenibile euforia che la portava ad intrattenersi per ore nei parchi cittadini o nei boschi delle immediate vicinanze dell’agglomerato urbano, divenne sempre più una particolarità irrinunciabile della sua vita.
Quando, poi, il calendario scandiva il trascorrere dei giorni in prossimità del fatidico 31 ottobre, Susan avvertiva quasi una frenesia incontenibile. Mentre le sue amichette ed i compagni di scuola si accontentavano di girare le strade bussando di porta in porta per il tradizionale gioco del "TRICK-OR-TREATING", nel rituale ricatto che perpetravano al distratto mondo degli adulti e si mascheravano da streghe, folletti, spiriti e scheletri, Susan, che a volte era stata quasi trascinata dai compagni in quella parodia che trovava essenzialmente banale, faceva risuonare nella sua mente l’antica cantilena:
"A soul cake!
A soul cake!
Have mercy on all Christian souls, for
A soul cake!"
(Abbi pietà per tutte le anime Cristiane/per una torta dell'anima)
A 11 anni, la bimba rispose al "richiamo" di Samhain… Non sapeva cosa fosse ma sentiva che quel nome era come una specie di chiave. L’aveva, forse, letto da qualche parte, in qualche libro di leggende che il papà gli aveva regalato nel fugace tempo dell’infanzia. Susan sembrava rapita, dai quei racconti.
"Sei proprio una piccola strega, come tua mamma!…" - si divertiva a dirle Dick Woodhouse stuzzicandola giocherellando coi i suoi riccioli ramati incapace di non pensare alla madre di Susan, che un giorno la foresta gli aveva portato via…
Quell’anno, la strana cantilena dello "Samhain" cominciò a risuonare ossessivamente quanto delicatamente nella testa della bambina tornando dal doposcuola, in quelle ore in cui il Sole sta per farsi accogliere dal grembo mistico della figlia Terra ed il vento fa danzare in muliebri mulinelli le foglie distese al suolo in fittizi tappeti.
"Samhain"…… Samhain!"….. udì quell’anno nella mente allo scostare con i piedi dei cumuli di foglie. Era la sera del 31 ottobre. La bambina portava in una mano la cartella e, con l’ altra, sorreggeva una zucca contenente un cero acceso che le avevano dato a scuola e che avrebbe dovuto portare così fino a casa pena l’arrabbiatura degli spiriti malvagi… E la voglia di tornare a casa, quella sera, era davvero poca… Poi, la bambina si fermò, i piedini sommersi da onde screziate di rosso ed oro…
Alzò lo sguardo alla sua destra, oltre i bassi filari di case e villette del suo tempo distratto, ed andò a perdersi nei boschi e nei declivi delle regioni a cavallo fra Wiltshire e Somerset… Restò così, assorta, per minuti indefinibili… poi le parve di vedere come delle lunghe mani protendersi da quegli alberi lontani e vicini al tempo stesso, mani che facevano un gesto armonico, sincronizzato ed inequivocabile: chiamavano Susan a sé…
Chi era, ormai, in quel momento, Susan?… Perché lasciò cadere a terra la cartella ed assunse quella strana luce di sogno nei suoi grandi occhi verdi?… Non lo sapremo mai.
"Samhain"… "Samhain!"… sentiva ripetutamente fuori e dentro di sé la bambina, come una cantilena che l’attirava irresistibilmente…
Attraversò cortiletti privati e scavalcò piccoli muri di sassi antichi, posti su quei crinali chissà quanti secoli prima da uomini che conoscevano, forse, il segreto di quella voce.
Attraversò campi di grano ormai giunti da tempo al termine del loro ciclo annuale e… si sentì vitalizzata, preda di un indescrivibile gioia, di un benessere tale da farla piangere…
"Ah, papà, papà!… Perché non sei qui con me, ora?…", pensò Susan per un attimo.
"Forse andiamo verso la casa di mamma… Io è… *so* che lei è là, Papà…."
Ma, poi, quello strano salmodiare, quelle braccia magre, avvolte da panni sfrangiati, scuri, lunghi, la chiamarono ancor più irresistibilmente verso la boscaglia, sulle "Hill" che forse non avevano mai avuto niente a che fare con il mondo degli uomini…
"Samhain"… "Samhain!"… E Susan alzò la zucca con il cero acceso al suo interno verso gli alti alberi che non le avrebbero fatto, ne era certa, alcun male…
"Samhain"… "Samhain!"… E il sole calò dietro le "Hill"…
Ogni anno, da allora, Dick Woodhouse, che non era mai riuscito a piangere per la scomparsa della sua unica figlia, si spinge fino ai limiti della cittadina in cui era nato e vissuto. Gli occhi sono sempre lucidi, velati da un pianto nobile e dolcissimo che nessuno poteva capire davvero. Ad un certo punto, l’uomo si ferma e guarda lontano, oltre le "Hill"… E’ allora che le sue labbra si piegano in un abbozzo di strano quanto sereno sorriso.
"Samhain"… "Samhain!"… canta la voce di Susan da qualche parte, laggiù… Un’eco più lontana, di voce femminile, ripete le parole di Susan:
"E’ Samhain, papà… Ti aspettiamo…"
Anche se Draghi e Streghe sono esseri magici sicuramente differiscono per molte cose.
Nell'aspetto e nell'essenza.
L'essere umano ha i piedi per terra (mondo fisico) e la testa nel cielo (mondo mentale o metafisico), le Streghe hanno la capacità di sollevarsi più in alto, con le loro scope, staccarsi dal mondo fisico e immergersi nello spirito ed avere la fortuna di poter guardare il mondo da un'altra angolazione, un diverso punto di vista.
I Draghi sono diversi, non appartengono più al modo fisico e l'unico modo che hanno per tenere il contatto con la terra è diventare un tutt'uno con le cose materiali.
In realtà i Draghi non si sono mai estinti realmente, ne in questo spazio e tempo, ne in altri.
Sono scomparsi i loro corpi fisici ma i loro Cuori sono ancora qui e vivono attraverso le cose o gli esseri umani.
Quali siano le forze che spingono un Drago ad appartenere ad un umano ed un umano ad appartenere allo spirito di un Drago è difficile da comprendere.
Vi è solo una situazione in cui avviene questa fusione ed è la voglia di vivere consapevole.
Il vivere consapevole non è la semplice sopravvivenza del corpo.
Consapevole è chi capisce che la propria vita è parte di un disegno più grande, di cui ha scelto di far parte, ed è suo compito creare, realizzando i propri sogni e cercando la strada giusta, le linee armoniose che lo compongono.
La cosa straordinaria è che, per quanto sia faticoso cercare la strada giusta, trovarla, seguirla, porterà all'autorealizzazione, quindi ad uno stato di costante felicità, che prescinde dalle cose fisiche e materiali ma nasce da dentro.
Un Drago è un'entità subcosciente, si manifesta con pulsioni e desideri, è istinto puro, sesto senso, il suo è un IO "emozionale" costituito da emozioni pure e non dualistiche, l'odio e l'amore sono la faccia della stessa medaglia, non sono sentimenti contrapposti.
Quindi un essere umano "portatore di Drago" è condannato a sentire le cose in maniera diversa, la percezione della realtà è diversa.
I Draghi nascono dal mare, è la loro matrice.
I Draghi sono figli del vento, è il respiro della loro anima.
Io sono un Drago, non ho un nome comprensibile per la mente umana ma ho un nome umano con cui firmo i miei post. (vedi sopra)
Ho appunto trovato questa interessante pozione che credo possa essere molto utile in questo periodo dell'anno.
Witches Brew
Preparazione dello sciroppo:
2 stecche di cannella
5 chiodi di garofano
3 cucchiaiate di zenzero fresco pelato e tritato
100 gr. di zucchero
100 gr. di acqua
Mettere tutti gli ingredienti in un pentolino, portare a bollore per sciogliere bene lo zucchero, lasciare raffreddare, colare e conservare questo sciroppo profumato in una bottiglietta ben chiusa in frigorifero.
Ogni volta che ne avete voglia, preparate un buon te scegliendo quello che preferite e dolcificatelo con un paio di cucchiaini di questo sciroppo stregato.
Gli ingredienti dello sciroppo sono tutti ottimi antisettici, quindi vanno benissimo nella stagione invernale per aiutare a contrastare le raffreddature.
Se poi vi piace il grog, pensate a far scaldare dell'ottimo succo di mela al quale aggiungere un po' di witches brew, una vera meraviglia! Dolce, aromatico a dovere, una delizia stregata.
Questo sciroppo può essere tenuto in considerazione anche per problemi di stomaco, comprese le nausee da gravidanza, lo zenzero oltre ad essere disinfettante, è un ottimo digestivo!
Racconto ispiratomi dal post della Strega Valverde dalla quale ho preso in prestito pure la foto del Quarzo Tramoggia ^______^
Questo premio mi è stato donato da Lucia e sembra che alla sua immagine sia legata una formula magica ...
"Il Gufo è un simbolo universale di origine antichissima e un emblema di saggezza, che protegge dall'ignoranza e dall'oscurantismo.
Il Gufo ha una lunga storia come simbolo sacro.
In molte culture il "vecchio e saggio Gufo" è stato considerato come simbolo di sapienza, venendogli così conferita una simbologia positiva.
Generalmente il Gufo appare rappresentato con la testa grossa, spesso tanto quanto tutto il corpo dell'animale e ciò che attrae maggiormente l'attenzione, sono i suoi occhi enormi, che risaltano sulla fronte (gli occhi sono assurti a simbolo d'intelligenza, la vista ha una corrispondenza simbolica con l'azione della luce spirituale e rappresenta la comprensione).
Per queste ragioni, un talismano a forma di Gufo è indicato se dobbiamo affrontare prove intellettuali particolarmente impegnative.
Collocati in luoghi come la camera da letto, nello studio, in giardino, essi possono rivelarsi di grande aiuto nel proteggere dalle energie negative provenienti dall'ambiente esterno."
Un articolo molto interessante legato a Gufi & C., dal punto di vista "magico" legato al mondo di H. Potter, è QUESTO. :)
E questo nella foto a fianco, è il gufone che fa la guardia nel nostro giardino! ^_____^
EBBENE SI, SONO RINATA DALLE MIE CENERI E SONO TORNATA!!!
CHIUNQUE PENSASSE CHE IL MIO ROGO FOSSE ETERNO SBAGLIAVA DI GROSSO ZIA LELLA E' QUI.
E caspita quante novità che mi trovo: nuovo blog, bello efficiente e d efficace, nuove streghine scrittrici (e da quello che ho letto piuttosto sgaiotte pare...per coloro che non parlano il veneto è un complimento).
Bravissime vi trovo molto migliorate con mouse e tastiera. Ora sono io ad essere un po' imbranata.
Un grazie a tutte, in particolare alle mie dolci compagne di rete, che in questi mesi mi sono state vicino senza mai abbandonarmi, senza mai dimenticarmi. Val, Gata, GRAZIE. Spesso aprivo il computer sperando in un vostro messaggino, una parola...e sempre l'ho trovata.
Ma non sono tornata per piangermi addosso, ma al contrario per cantare alla vita, come fa una vera strega.
Vi ricordate che vi parlavo di uno scritto che si intitolava da dee a streghe, la strana storia dell'altra metà del cielo? beh, è andato in ristampa!!! ne sono piuttosto lusingata.
Per il resto, ringraziando Dio, la sfiga non ci manca.
Ora vi lascio (sono appena risorta, datemi un po' di tregua!) ma ci sentiremo presto, ho messo a bollire un paio di incantesimi niente male...ma vi spiegherò, vi spiegherò.
A PRESTO
zia lella
Tutte noi Streghette dell'Antro, come ha giustamente fatto notare Valverde, vogliamo ringraziarvi per il sostegno che date passando di qui a leggerci!
Scusateci tantissimo se non tutte e non sempre rispondiamo subito ai commenti, ma siamo sempre a bordo di scope volanti più o meno tecnologiche a cercare di far tutto quanto la vita "reale" (che devo ancora capire se è davvero quella reale o se è tutto un limbo strano e se quella veramente reale sia questa di Streghe...) ci impone, ma sappiate, assolutamente, che sono i vostri pensieri che ci fanno da carburante, quindi passate e commentate please!!!
Avremo più energia per volare ancora più in alto e ancora più lontano per aver sempre cose nuove da scrivere e raccontare! ^_____^
Un superabbraccio collettivo a tutti da noi tutte!
In ordine alfabetico, le Streghe dell'Antro:
Anna (attualmente in "stanby" ma la porta è sempre aperta!)
Gata da Plar
Folletto Paciugo
Marinella
Sabrina&Luca (a quando il vostro primo contributo?! ^___^)
Susina
Valverde
Zia Lella
PS: l'immagine sopra l'ho presa da QUI!
Ma la vogliamo fare una danza del sole??? No perchè qua piove e piove ,dopo mesi di neve! Una volta tanto chiedo aiuto a voi tutte che ci leggete...avete notizia di usi e costumi , o meglio di riti propiziatori per avere il sole?
o per "par condicio"un incantesimo per avere la pioggia?
(così magari quello per la pioggia lo leggiamo alla rovescia!!!;DD)
Il mio modesto contributo è questa vecchissima canzoncina che mi faceva cantare mia nonna :
_"Piove piove , viene il sole? La Madonnna raccoglie un fiore, lo raccoglie per Gesù ...finalmente non piove più...!" _
;* ) lo so che è una stupidata ma questa era... :PP
Non l’ho letto tutto d’un fiato ma assaporato un poco alla volta forse complice il fatto che ho avuto molto da fare negli ultimi periodi.
dopo molti post di cristalli messi solo sul mio blog ( perdonatemi ma è una faticaccia inserire le foto per un'inesperta come me e il copia incolla non è il mio forte se ci sono foto!) eccomi invece con un consiglio da strega ...
Se avete un oggetto in casa che non vi convince (regalo sgradito , magari da parte di persona a voi poco simpatica) ecco che fare : non riciclatelo mai, non si fa e porta male! meglio ,se è un oggetto di valore , ma proprio non vi va giù optare per
A) lasciarlo alla locale parrocchia per una pesca di beneficenza senza voler nulla in cambio, di solito così l'oggetto si purifica...
B) seppellirlo in giardino a Nord (ma rischiate di esser scambiati per degli assassini!)
C) metterlo in un catino e ricoprire l'oggetto di sale grosso ,anche quello più scadente -per intenderci quello da mettere in strada contro il ghiaccio- e lasciare il tutto per un mese intero in angolo buio , magari cantina o soffitta, poi gettare il sale -se c'è ancora il ghiaccio sapete come utilizzarlo!- e ripulire l'oggetto con acqua se il materiale lo consente, o con un panno, poi passarlo sopra il fumo di un bastoncino di incenso o spruzzargli sopra acqua benedetta!
D) ancora non vi convince? bene : gettatelo! ma abbiate l'accortezza di avvolgerlo in carta da giornale e portarlo in discarica o nell'apposito cassonetto, ma lontano da casa vostra , a che distanza?sarebbe meglio passare almeno due crocevia (incrocio a 4) in direzione Sud ...
Sono ammattita? ma no : ho solo trovato questi consigli in un vecchissimo foglio strappato da un giornale degli anni 50 ,mentre stavo riordinando delle vecchie cianfrusaglie di mia nonna dentro uno scatolone del trasloco...su al tugurio !e ve l'ho riscritto ovviamente aggiornando il linguaggio alle situazioni odierne! proverò a seguire il consiglio per una maschera tribale che avevo... e ho anche bruciato il foglio così per sicurezza...;DD
mi perdonate? non ho voglia di copia-incollare tutto e quindi con un bel link vi rimando al mio blog dove ho postato ancora foto di pietre...se vi va cliccate e guardate! ;DD ci sono ben 9 diversi tipi di pietre : turchese,larimar,rodocrosite,ambra,lapislazzuli,corindoni, selenite,sugilite,calcedonio...
Non ha mai scritto niente di straordinario, di veramente bello, ma amava scrivere. Scriveva semplicemente anche solo il suo nome su qualsiasi cosa le capitasse tra le mani: sullo scontrino di un bar, su un pacchetto di sigarette...
Più di ogni altra cosa però scriveva i suoi pensieri. Ogni tanto buttava giù qualche poesia, che poi copiava sui diari di scuola delle sue amiche (come fanno un pò tutte le adolescenti) e allora sì che è successo!
E così prosegue il mio... UNA POESIA RISVEGLIA I RICORDI...
Sì, proprio quella mattina lì, una mattina come tutte le altre, si alzò presto; era ancora buio pesto fuori e una bella gelata l'aspettava oltre l'uscio di casa, ma lei ormai ci era abituata a quelle levate impossibili, inconcepibili per una adolescente dei nostri giorni.
La madre già intenta al lavatoio dietro casa e il padre nella piccola stalla a mungere le due vacche e a governare gli agnellini comprati pochi giorni prima al mercato del villaggio.
Lei invece, la più grande di 6 figli, ma di appena 9 anni, già sapeva come riattizzare il fuoco dalla cenere della notte nel camino per scaldarsi una scodella di latte fresco e come tagliarsi una fetta di pancetta dal quarto di bestia appesa nella ghiacciaia e farla sfrigolare nel lardo che la madre aveva già lasciato pronto in una padella talmente usata e riusata, che ai nostri giorni già farebbe bella mostra di sè sopra cumulo di spazzatura "indifferenziata"!
E come tagliare una fetta di pane raffermo col coltello da caccia del padre (e da cucina, per la madre) senza lasciare sul tavolo anche quattro falangi e un litro di sangue!
Dopo essersi rifocillata dal digiuno notturno con una colazione tale che i nostri assistenti sociali ci andrebbero a nozze, si apprestò a svegliare gli altri sui fratellini e sorelline, uno alla volta, delicatamente o senza troppe cerimonie, a seconda dell'età e spronandoli a prepararsi chi per aiutare il padre a far legna nel bosco e chi ad imparare, gioco o forza, dalla madre a come accudire una casa... tranne la più piccolina, di neanche un anno, che lasciò beatamente dormire rimboccandole le coperte e coprendo un piedino scopertosi nei suoi sogni agitati e ormai freddissimo.
Bene, quella mattina, lei aveva deciso che sarebbe andata a trovare la sua vecchia e saggia insegnante per mostrarle un racconto che aveva prima sognato e poi tanto faticosamente trascritto su fogli di carta, appena due fogli, pieni di una calligrafia grande e disordinata; carta sottratta di nascosto dalla cesta degli scarti per alimentare il fuoco e gelosamente conservata; carta ottenuta, come le aveva rudemente spiegato il conciapelli del villaggio, che un pochino ne capiva, dalla lavorazione di certi tessuti ormai totalmente inutilizzabili per altri scopi. Già il fatto di avere tra le mani quei pezzi di carta le dava una scarica di emozioni infinita... Prima di "sporcarla" con la sua rozza grafia di figlia di contadini, se l'era accostata al viso, l'aveva annusata, se l'era strofinata sulle guance delicatamente, ne aveva assaggiato il sapore con la punta della lingua, nella speranza di assorbire dentro di sè tutte le storie che quei tessuti avevano da donarle prima di morire e rinascere a nuova vita per lei...
Nascose quei pochi fogli stropicciati in fondo alla sua bisaccia e, uscendo di casa, urlò da lontano alla madre, per tema che questa la bloccasse, che si sarebbe recata al villaggio a trovare la sua vecchia insegnante e si avviò lungo il sentiero che attraversava tutto il bosco, prima di riaffacciarsi sulle prime case di quel villaggio adagiato in una vallata verde e protetta dalle montagne.
Sapeva di dover agire in quel modo per recarsi da quell'anziana signora (che ai nostri occhi aveva quasi quarant'anni ma che agli occhi di una bambina di nove, doveva sembrare assai vecchia...) perchè il suo periodo di studio era terminato da un pezzo... Appena sei mesi di "scuola" accumulati in quasi tre anni! Spizzichi di studio rubati ai lavori di casa, al lavoro nei campi, al sonno, ed erano già passati altrettanti anni dalla sua ultima "lezione", ma erano rimaste ottime amiche e così, ogni tanto, scendeva in paese a trovarla, attraversando quel bosco dove nessuno le aveva mai fatto compagnia, nè all'alba, nè al tramonto, quando tornava dopo la "scuola" dove aveva anche imparato a scrivere... "sgorbi", come li chiamava affettuosamente la sua vecchia insegnante, ma che la facevano sentire orgogliosa di se stessa e sognare che un giorno sarebbe potuta volare via da un destino già deciso prima ancora della sua nascita...
Forte quindi del suo coraggio, si avviò lungo il sentiero immaginando le lodi della sua amata
insegnante.
Arrivata alla soglia di casa bussò piano ma, non ottenendo risposta, bussò più forte e in quel mentre la porta si aprì da sola, lentamente... Lei si affacciò titubante all'interno, riconoscendo subito l'odore di una casa con un camino che tira perfettamente il fumo, di una casa dove le finestre non sono sporche di fuliggine e hanno sempre bellissimi pizzi ai vetri, una casa che può permettersi persino un tappeto di lana riccamente decorato a mezzo punto con tralci di rose nel "salotto" (ecco un'altra parola a lei sconosciuta fino a pochi anni prima!).
Entrò in punta di piedi, chiamando sottovoce e lasciando l'uscio ben spalancato, in caso di fuga precipitosa.
La casa era assolutamente silenziosa, ma non avvertì nell'aria alcun pericolo: il gatto era come sempre acciambellato sulla sedia vicino al camino, dove il fuoco languiva in attesa che la padrona di casa gli donasse un ciocco di legno nuovo nuovo da mangiare.
Anche il bollitore del tè non era sul fuoco, ma questo poteva significare che la sua insegnante era uscita presto per fare delle compere ed aveva sbadatamente dimenticato di chiudere bene la porta di casa. Allora richiuse la porta e si accomodò sulla poltrona, vicino alla sedia del gatto davanti al camino; si tolse le scarpe e cercò di infilare i piedi sotto la pancia del gatto per scaldarseli un pò, ma quello la guardò con sdegno e scese dalla sedia col naso all'insù, offeso da un tale oltraggio per un gatto del suo rango (dovete sapere che era un incrocio tra un normalissimo gatto di casa e una gatta persiana, ma lui si credeva di razza pura e quindi, capirete il suo contegno...).
Quindi anche lei si rialzò dalla poltrona, rinfilò le scarpe e decise di fare un giro per quella casa di cui conosceva, fino a quel momento, soltanto il salotto dove la sua vecchia insegnante le aveva dato lezione, facendo però promettere alla sua natura curiosa che non avrebbe toccato assolutamente niente!
Avvicinatasi al tavolino dove un tempo compitava tabelline e verbi, vide un biglietto piegato a metà con posato sopra una bacca di rosa canina... non seppe perchè, ma capì che era indirizzato a lei... infatti proprio la marmellata di rosa canina era il suo dolce preferito, che mangiava solo quando andava a trovare quella saggia signora perchè a casa propria certi cibi non erano nemmeno contemplati!
Aperto il bigliettino si accorse che quella carta non era come la carta che conosceva lei, era diversa al tatto e aveva impresse sopra delle righe di un azzurro sbiaditissimo che avevano fatto da guida alla bella grafia della sua insegnante e l'inchiostro, quanto era bello! Verde come il sottobosco d'estate e viola come certi cieli d'autunno dopo un temporale... Solo la sua insegnante poteva scrivere su un materiale tanto prezioso e quell'inchiostro... chissà da dove veniva...
Lo lesse prima ad alta voce poi, quando finalmente riuscì a leggerlo senza intoppi, lo ripassò mentalmente svariate altre volte, ma più leggeva e meno ne capiva il senso..