SIMONA, del blog "La palude dei colori" mi ha invitata a partecipare ad un giochino davvero intrigante, almeno per me... :)
Ho deciso però di farlo sul blog del nostro Antro perchè è qui che lascio i miei racconti un pò magici un pò strani... ^___^
Se volete potete partecipare anche voi, se vi dilettate di scrittura! Ohi! Non dovete mica essere scrittori professionisti! Allora io mi butterei giù dal dirupo e non avrei mai il coraggio di presentarmi con questo! :DDD
L'ho scritto di getto, appena letto l'incipit di Simona mi è venuta l'idea, una specie di folgorazione... bè, non ho i capelli dritti nè la punta delle dita ustionate... ma le vescichette sui polpastretti a forza di scrivere presa dal raptus creativo sì! :*DDD
Bene, per le regole andate a trovare SIMONA, c'è tempo fino al 10 marzo e c'è in palio... UN LIBRO!!! Potevo resistere?!!! ^_____^
e qui comincia il racconto, dal suo
INCIPIT
Non ha mai scritto niente di straordinario, di veramente bello, ma amava scrivere. Scriveva semplicemente anche solo il suo nome su qualsiasi cosa le capitasse tra le mani: sullo scontrino di un bar, su un pacchetto di sigarette...
Più di ogni altra cosa però scriveva i suoi pensieri. Ogni tanto buttava giù qualche poesia, che poi copiava sui diari di scuola delle sue amiche (come fanno un pò tutte le adolescenti) e allora sì che è successo!
E così prosegue il mio... UNA POESIA RISVEGLIA I RICORDI...
Sì, proprio quella mattina lì, una mattina come tutte le altre, si alzò presto; era ancora buio pesto fuori e una bella gelata l'aspettava oltre l'uscio di casa, ma lei ormai ci era abituata a quelle levate impossibili, inconcepibili per una adolescente dei nostri giorni.
La madre già intenta al lavatoio dietro casa e il padre nella piccola stalla a mungere le due vacche e a governare gli agnellini comprati pochi giorni prima al mercato del villaggio.
Lei invece, la più grande di 6 figli, ma di appena 9 anni, già sapeva come riattizzare il fuoco dalla cenere della notte nel camino per scaldarsi una scodella di latte fresco e come tagliarsi una fetta di pancetta dal quarto di bestia appesa nella ghiacciaia e farla sfrigolare nel lardo che la madre aveva già lasciato pronto in una padella talmente usata e riusata, che ai nostri giorni già farebbe bella mostra di sè sopra cumulo di spazzatura "indifferenziata"!
E come tagliare una fetta di pane raffermo col coltello da caccia del padre (e da cucina, per la madre) senza lasciare sul tavolo anche quattro falangi e un litro di sangue!
Dopo essersi rifocillata dal digiuno notturno con una colazione tale che i nostri assistenti sociali ci andrebbero a nozze, si apprestò a svegliare gli altri sui fratellini e sorelline, uno alla volta, delicatamente o senza troppe cerimonie, a seconda dell'età e spronandoli a prepararsi chi per aiutare il padre a far legna nel bosco e chi ad imparare, gioco o forza, dalla madre a come accudire una casa... tranne la più piccolina, di neanche un anno, che lasciò beatamente dormire rimboccandole le coperte e coprendo un piedino scopertosi nei suoi sogni agitati e ormai freddissimo.
Bene, quella mattina, lei aveva deciso che sarebbe andata a trovare la sua vecchia e saggia insegnante per mostrarle un racconto che aveva prima sognato e poi tanto faticosamente trascritto su fogli di carta, appena due fogli, pieni di una calligrafia grande e disordinata; carta sottratta di nascosto dalla cesta degli scarti per alimentare il fuoco e gelosamente conservata; carta ottenuta, come le aveva rudemente spiegato il conciapelli del villaggio, che un pochino ne capiva, dalla lavorazione di certi tessuti ormai totalmente inutilizzabili per altri scopi. Già il fatto di avere tra le mani quei pezzi di carta le dava una scarica di emozioni infinita... Prima di "sporcarla" con la sua rozza grafia di figlia di contadini, se l'era accostata al viso, l'aveva annusata, se l'era strofinata sulle guance delicatamente, ne aveva assaggiato il sapore con la punta della lingua, nella speranza di assorbire dentro di sè tutte le storie che quei tessuti avevano da donarle prima di morire e rinascere a nuova vita per lei...
Nascose quei pochi fogli stropicciati in fondo alla sua bisaccia e, uscendo di casa, urlò da lontano alla madre, per tema che questa la bloccasse, che si sarebbe recata al villaggio a trovare la sua vecchia insegnante e si avviò lungo il sentiero che attraversava tutto il bosco, prima di riaffacciarsi sulle prime case di quel villaggio adagiato in una vallata verde e protetta dalle montagne.
Sapeva di dover agire in quel modo per recarsi da quell'anziana signora (che ai nostri occhi aveva quasi quarant'anni ma che agli occhi di una bambina di nove, doveva sembrare assai vecchia...) perchè il suo periodo di studio era terminato da un pezzo... Appena sei mesi di "scuola" accumulati in quasi tre anni! Spizzichi di studio rubati ai lavori di casa, al lavoro nei campi, al sonno, ed erano già passati altrettanti anni dalla sua ultima "lezione", ma erano rimaste ottime amiche e così, ogni tanto, scendeva in paese a trovarla, attraversando quel bosco dove nessuno le aveva mai fatto compagnia, nè all'alba, nè al tramonto, quando tornava dopo la "scuola" dove aveva anche imparato a scrivere... "sgorbi", come li chiamava affettuosamente la sua vecchia insegnante, ma che la facevano sentire orgogliosa di se stessa e sognare che un giorno sarebbe potuta volare via da un destino già deciso prima ancora della sua nascita...
Forte quindi del suo coraggio, si avviò lungo il sentiero immaginando le lodi della sua amata
insegnante.
Arrivata alla soglia di casa bussò piano ma, non ottenendo risposta, bussò più forte e in quel mentre la porta si aprì da sola, lentamente... Lei si affacciò titubante all'interno, riconoscendo subito l'odore di una casa con un camino che tira perfettamente il fumo, di una casa dove le finestre non sono sporche di fuliggine e hanno sempre bellissimi pizzi ai vetri, una casa che può permettersi persino un tappeto di lana riccamente decorato a mezzo punto con tralci di rose nel "salotto" (ecco un'altra parola a lei sconosciuta fino a pochi anni prima!).
Entrò in punta di piedi, chiamando sottovoce e lasciando l'uscio ben spalancato, in caso di fuga precipitosa.
La casa era assolutamente silenziosa, ma non avvertì nell'aria alcun pericolo: il gatto era come sempre acciambellato sulla sedia vicino al camino, dove il fuoco languiva in attesa che la padrona di casa gli donasse un ciocco di legno nuovo nuovo da mangiare.
Anche il bollitore del tè non era sul fuoco, ma questo poteva significare che la sua insegnante era uscita presto per fare delle compere ed aveva sbadatamente dimenticato di chiudere bene la porta di casa. Allora richiuse la porta e si accomodò sulla poltrona, vicino alla sedia del gatto davanti al camino; si tolse le scarpe e cercò di infilare i piedi sotto la pancia del gatto per scaldarseli un pò, ma quello la guardò con sdegno e scese dalla sedia col naso all'insù, offeso da un tale oltraggio per un gatto del suo rango (dovete sapere che era un incrocio tra un normalissimo gatto di casa e una gatta persiana, ma lui si credeva di razza pura e quindi, capirete il suo contegno...).
Quindi anche lei si rialzò dalla poltrona, rinfilò le scarpe e decise di fare un giro per quella casa di cui conosceva, fino a quel momento, soltanto il salotto dove la sua vecchia insegnante le aveva dato lezione, facendo però promettere alla sua natura curiosa che non avrebbe toccato assolutamente niente!
Avvicinatasi al tavolino dove un tempo compitava tabelline e verbi, vide un biglietto piegato a metà con posato sopra una bacca di rosa canina... non seppe perchè, ma capì che era indirizzato a lei... infatti proprio la marmellata di rosa canina era il suo dolce preferito, che mangiava solo quando andava a trovare quella saggia signora perchè a casa propria certi cibi non erano nemmeno contemplati!
Aperto il bigliettino si accorse che quella carta non era come la carta che conosceva lei, era diversa al tatto e aveva impresse sopra delle righe di un azzurro sbiaditissimo che avevano fatto da guida alla bella grafia della sua insegnante e l'inchiostro, quanto era bello! Verde come il sottobosco d'estate e viola come certi cieli d'autunno dopo un temporale... Solo la sua insegnante poteva scrivere su un materiale tanto prezioso e quell'inchiostro... chissà da dove veniva...
Lo lesse prima ad alta voce poi, quando finalmente riuscì a leggerlo senza intoppi, lo ripassò mentalmente svariate altre volte, ma più leggeva e meno ne capiva il senso..
Non ha mai scritto niente di straordinario, di veramente bello, ma amava scrivere. Scriveva semplicemente anche solo il suo nome su qualsiasi cosa le capitasse tra le mani: sullo scontrino di un bar, su un pacchetto di sigarette...
Più di ogni altra cosa però scriveva i suoi pensieri. Ogni tanto buttava giù qualche poesia, che poi copiava sui diari di scuola delle sue amiche (come fanno un pò tutte le adolescenti) e allora sì che è successo!
E così prosegue il mio... UNA POESIA RISVEGLIA I RICORDI...
Sì, proprio quella mattina lì, una mattina come tutte le altre, si alzò presto; era ancora buio pesto fuori e una bella gelata l'aspettava oltre l'uscio di casa, ma lei ormai ci era abituata a quelle levate impossibili, inconcepibili per una adolescente dei nostri giorni.
La madre già intenta al lavatoio dietro casa e il padre nella piccola stalla a mungere le due vacche e a governare gli agnellini comprati pochi giorni prima al mercato del villaggio.
Lei invece, la più grande di 6 figli, ma di appena 9 anni, già sapeva come riattizzare il fuoco dalla cenere della notte nel camino per scaldarsi una scodella di latte fresco e come tagliarsi una fetta di pancetta dal quarto di bestia appesa nella ghiacciaia e farla sfrigolare nel lardo che la madre aveva già lasciato pronto in una padella talmente usata e riusata, che ai nostri giorni già farebbe bella mostra di sè sopra cumulo di spazzatura "indifferenziata"!
E come tagliare una fetta di pane raffermo col coltello da caccia del padre (e da cucina, per la madre) senza lasciare sul tavolo anche quattro falangi e un litro di sangue!
Dopo essersi rifocillata dal digiuno notturno con una colazione tale che i nostri assistenti sociali ci andrebbero a nozze, si apprestò a svegliare gli altri sui fratellini e sorelline, uno alla volta, delicatamente o senza troppe cerimonie, a seconda dell'età e spronandoli a prepararsi chi per aiutare il padre a far legna nel bosco e chi ad imparare, gioco o forza, dalla madre a come accudire una casa... tranne la più piccolina, di neanche un anno, che lasciò beatamente dormire rimboccandole le coperte e coprendo un piedino scopertosi nei suoi sogni agitati e ormai freddissimo.
Bene, quella mattina, lei aveva deciso che sarebbe andata a trovare la sua vecchia e saggia insegnante per mostrarle un racconto che aveva prima sognato e poi tanto faticosamente trascritto su fogli di carta, appena due fogli, pieni di una calligrafia grande e disordinata; carta sottratta di nascosto dalla cesta degli scarti per alimentare il fuoco e gelosamente conservata; carta ottenuta, come le aveva rudemente spiegato il conciapelli del villaggio, che un pochino ne capiva, dalla lavorazione di certi tessuti ormai totalmente inutilizzabili per altri scopi. Già il fatto di avere tra le mani quei pezzi di carta le dava una scarica di emozioni infinita... Prima di "sporcarla" con la sua rozza grafia di figlia di contadini, se l'era accostata al viso, l'aveva annusata, se l'era strofinata sulle guance delicatamente, ne aveva assaggiato il sapore con la punta della lingua, nella speranza di assorbire dentro di sè tutte le storie che quei tessuti avevano da donarle prima di morire e rinascere a nuova vita per lei...
Nascose quei pochi fogli stropicciati in fondo alla sua bisaccia e, uscendo di casa, urlò da lontano alla madre, per tema che questa la bloccasse, che si sarebbe recata al villaggio a trovare la sua vecchia insegnante e si avviò lungo il sentiero che attraversava tutto il bosco, prima di riaffacciarsi sulle prime case di quel villaggio adagiato in una vallata verde e protetta dalle montagne.
Sapeva di dover agire in quel modo per recarsi da quell'anziana signora (che ai nostri occhi aveva quasi quarant'anni ma che agli occhi di una bambina di nove, doveva sembrare assai vecchia...) perchè il suo periodo di studio era terminato da un pezzo... Appena sei mesi di "scuola" accumulati in quasi tre anni! Spizzichi di studio rubati ai lavori di casa, al lavoro nei campi, al sonno, ed erano già passati altrettanti anni dalla sua ultima "lezione", ma erano rimaste ottime amiche e così, ogni tanto, scendeva in paese a trovarla, attraversando quel bosco dove nessuno le aveva mai fatto compagnia, nè all'alba, nè al tramonto, quando tornava dopo la "scuola" dove aveva anche imparato a scrivere... "sgorbi", come li chiamava affettuosamente la sua vecchia insegnante, ma che la facevano sentire orgogliosa di se stessa e sognare che un giorno sarebbe potuta volare via da un destino già deciso prima ancora della sua nascita...
Forte quindi del suo coraggio, si avviò lungo il sentiero immaginando le lodi della sua amata
insegnante.
Arrivata alla soglia di casa bussò piano ma, non ottenendo risposta, bussò più forte e in quel mentre la porta si aprì da sola, lentamente... Lei si affacciò titubante all'interno, riconoscendo subito l'odore di una casa con un camino che tira perfettamente il fumo, di una casa dove le finestre non sono sporche di fuliggine e hanno sempre bellissimi pizzi ai vetri, una casa che può permettersi persino un tappeto di lana riccamente decorato a mezzo punto con tralci di rose nel "salotto" (ecco un'altra parola a lei sconosciuta fino a pochi anni prima!).
Entrò in punta di piedi, chiamando sottovoce e lasciando l'uscio ben spalancato, in caso di fuga precipitosa.
La casa era assolutamente silenziosa, ma non avvertì nell'aria alcun pericolo: il gatto era come sempre acciambellato sulla sedia vicino al camino, dove il fuoco languiva in attesa che la padrona di casa gli donasse un ciocco di legno nuovo nuovo da mangiare.
Anche il bollitore del tè non era sul fuoco, ma questo poteva significare che la sua insegnante era uscita presto per fare delle compere ed aveva sbadatamente dimenticato di chiudere bene la porta di casa. Allora richiuse la porta e si accomodò sulla poltrona, vicino alla sedia del gatto davanti al camino; si tolse le scarpe e cercò di infilare i piedi sotto la pancia del gatto per scaldarseli un pò, ma quello la guardò con sdegno e scese dalla sedia col naso all'insù, offeso da un tale oltraggio per un gatto del suo rango (dovete sapere che era un incrocio tra un normalissimo gatto di casa e una gatta persiana, ma lui si credeva di razza pura e quindi, capirete il suo contegno...).
Quindi anche lei si rialzò dalla poltrona, rinfilò le scarpe e decise di fare un giro per quella casa di cui conosceva, fino a quel momento, soltanto il salotto dove la sua vecchia insegnante le aveva dato lezione, facendo però promettere alla sua natura curiosa che non avrebbe toccato assolutamente niente!
Avvicinatasi al tavolino dove un tempo compitava tabelline e verbi, vide un biglietto piegato a metà con posato sopra una bacca di rosa canina... non seppe perchè, ma capì che era indirizzato a lei... infatti proprio la marmellata di rosa canina era il suo dolce preferito, che mangiava solo quando andava a trovare quella saggia signora perchè a casa propria certi cibi non erano nemmeno contemplati!
Aperto il bigliettino si accorse che quella carta non era come la carta che conosceva lei, era diversa al tatto e aveva impresse sopra delle righe di un azzurro sbiaditissimo che avevano fatto da guida alla bella grafia della sua insegnante e l'inchiostro, quanto era bello! Verde come il sottobosco d'estate e viola come certi cieli d'autunno dopo un temporale... Solo la sua insegnante poteva scrivere su un materiale tanto prezioso e quell'inchiostro... chissà da dove veniva...
Lo lesse prima ad alta voce poi, quando finalmente riuscì a leggerlo senza intoppi, lo ripassò mentalmente svariate altre volte, ma più leggeva e meno ne capiva il senso..
SO CHE PASSERAI DI QUI QUESTA MATTINA
TI PREGO NON ESSERE IN PENSIERO PER ME E ABBI CURA DEL MIO GATTINO
TORNERO' ENTRO SERA MA PUOI CHIUDERE A CHIAVE LA PORTA,
A ME NON SERVIRA'
A PRESTO, CON AFFETTO
M.
Bè, il "a presto con affetto M." era fin troppo chiaro, come pure il fatto di dover nutrire il "gattino" (gattino?! ma sarà pesato più di uno degli agnellini di suo padre!!!) era il resto che non riusciva a spiegarsi... come poteva sapere quella signora che LEI sarebbe passata a trovarla proprio quel giorno?!! E poi, come sarebbe rientrata se le avesse chiuso la porta a chiave?!
Le finestre non erano troppo piccole, è vero, ma per quanto volesse bene a quella cara signora, era pur sempre in grado di vedere quanto fosse generoso quel suo sederone...
Sempre più confusa, mise il biglietto nella bisaccia e continuò la sua ispezione della casa, ignorando deliberatamente il pasciutello "gattino", certa che qualche ora di digiuno non l'avrebbe fatto morire di fame!
Scoprì che quella casa non era poi così grande come la credeva; infatti oltre al salotto stava un piccolo retrostanza adibito a cucina e lavatoio e poi un'altra stanzetta, così piccola che se l'immaginava la sua vecchia insegnante girare goffamente su se stessa per entrarne o uscirne, con una finestrella piccola e vicina al soffitto, protetta da due sbarre di ferro incrociate, un portacandela incastonato nel muro con un mozzicone di candela mezzo consumato e sulla parete opposta alla porta, ma così vicina che allungando un braccio la si poteva toccare, un muretto imbiancato di fresco, con posato sopra una tavola di legno tirata a lucido, con un buco chiuso da un coperchio, pure lui di legno, con una maniglia di ferro e lì vicino, per terra, un secchio con dentro acqua pulita, un panno accuratamente piegato sul bordo e sopra questo... un SAPONE!!! Lì per lì non capì di che mistero si trattasse, ma quando si avvicinò al buco e tolse il coperchio per guardarvi dentro, ne sentì un tale tanfo che capì immediatamente di che luogo si trattava e scappò via chiudendo la porta!
Ancora sconvolta dall'idea che la gente del villaggio amasse conservare dentro casa ciò che la natura chiamava a distribuire nel bosco (così utile alle piante, diceva sempre suo padre!) si avviò verso quella che sembrava l'ultima stanza della casa.
E fu proprio ciò che vide in quella stanza a lasciarla senza fiato e a farle scordare la brutta avventura appena vissuta! Una stanza non più grande del salotto, con un letto di legno scuro massiccio e un armadio pure lui bello massiccio; un tavolinetto accanto al letto, con sopra una piccola bugia con una candela nuova di zecca e un libro di quelli che solo la sua vecchia insegnante poteva avere... Si avvicinò e cercò di leggerne il titolo... "i..l sssss...i...g..n..o...rrrr....e ..... d...e...g...." ma con la coda dell'occhio vide alla sua sinistra, un pò nascosto dall'armadio, qualcosa che le fece rimettere il libro al suo posto e sgranare gli occhi per la meraviglia!!
Un altro mobile alto e stretto nascosto da un drappo verde e viola, proprio le stesse sfumature dell'inchiostro del suo biglietto e quei colori cambiavano a seconda di come lei si spostava da un piede all'altro... Si avvicinò e toccò quel drappo e lo sentì, sotto le sue ruvide dita, morbido e liscio come la pelle della sorellina che aveva lasciato nel letto quel mattino... Non aveva idea di cosa fosse, ma sapeva che se fosse stata ricca, avrebbe vestito solo di quel tessuto!
Era seta, sapete, e delle più preziose!
Toccandolo però ne provocò la caduta, tale ne era la leggerezza e scivolando a terra rivelò nascondere uno specchio!
Si guardò e rimirò in quella lastra che pareva argento fuso, altro che la vecchia lastra di ferro tirata a lucido dal padre prima di farsi la barba!
Guardò prima se stessa e poi tutta la stanza riflessa nello specchio e si avvicinò per annusarne la superficie... sì, perchè a lei piaceva annusare e toccare le cose, per conoscerle!
Come sfiorò la superficie d'argento con la punta del naso, quella prese ad ondeggiare come se il suo naso fosse stato un sassolino e lo specchio l'acqua di un lago, ondeggiando pian piano in cerchi sempre più larghi, fino a tornare assolutamente immobile.
Che prodigio era mai, questo!?
Riprovò di nuovo con la punta del dito, appena appena, e lo stesso risultato ottenne.
Allora vi posò tutto il palmo della mano, ben teso, ma questa volta la mano, anzichè trovare la resistenza elastica dello specchio, lo oltrepassò completamente! Fece un salto all'indietro per lo spavento e cadde lunga distesa e lì vicino ai suoi piedi, c'era il gatto seduto a leccarsi una zampina e a fare le fusa... ma la curiosità era troppo grande, quindi si rialzò sistemandosi il vestito e i capelli per ridarsi un contegno e ripetè il gesto.
Passò prima la mano e di là non sentì nulla di nulla, allora spinse fino al gomito e provò a spostare di qua e di là il braccio sperando di vedere un varco, ma la parte di superfice dello specchio "tagliato" dal suo braccio, era un tutt'uno con la sua pelle e non le diede modo di vedere nulla oltre.
Allora prese un grosso respiro, come quando d'estate si divertiva a stare sotto lo scroscio della cascata giù al fiume, chiuse gli occhi e passò di là con tutto il corpo!
Rimase ancora qualche istante immobile, senza respirare e con gli occhi stretti ascoltando intorno a sè rumori o qualcosa che la toccasse; non sentendo nulla lasciò andare il fiato, aprì prima un occhio poi l'altro e si ritrovò in penombra, con le spalle vicino ad una vecchia porta in legno e a pochi centimetri da lei un pesante tendaggio.
Lo scostò pian piano e guardò cosa nascondeva.
Con sua grande, immensa meraviglia, si ritrovò in un luogo che solo nei suoi sogni più segreti aveva provato ad immaginare, sogni alimentati dalla sua vecchia e cara insegnante, che sennò lei mica poteva sapere com'era fatto il luogo dove si comprano i libri!
Era la più grande LIBRERIA (altra parola su cui aveva faticosamente studiato!) che avesse mai visto... bè, era l'UNICA che avesse mai visto...
Pavimento in legno consunto dagli anni, scaffali anch'essi in legno su e su fino al soffitto e su tutte le pareti pieni di libri! Libri a non finire!!!
Mentre osservava quel mondo meraviglioso, si sentì sfiorare le gambe e guardando in basso vide il gatto avviarsi tranquillamente oltre quel tendone, verso un bancone di legno al centro della stanza e non riuscì a richiamarlo, bloccata dalla visione di tanta gente in abiti per lei completamente estranei, tutti in fila ordinatamente ad aspettare qualcosa e, cosa ancor più straordinaria, l'ultima persona in fila, era proprio la sua insegnante!!!
Non poteva non riconoscerla, anche se indossava non il suo solito, ampio vestito, ma... le BRACHE!!!! Che cosa assurda vedere quel sederone e quelle gambone strette in quegli abiti che solo gli uomini, al suo villaggio, indossavano... era una visione così assurda che cominciò a sghignazzare coprendosi la bocca con la mano, ma ormai il danno era fatto e la sua cara insegnante si voltò a quel rumore e rimasero per un attimo a fissarsi occhi negli occhio.. poi il gatto si strusciò felice su quelle gambone e la vecchia signora si piegò fin dove poteva per accarezzarlo (ovvero, la testolina, se lui si metteva a due zampe...) e rimproverandolo amabilmente per aver trasgredito alla regola e aver attraversato lo specchio conducendo accidentalmente fin lì la sua giovane amica ed ex allieva... Naturalmente lei era troppo saggia per sgridarla apertamente e dare la colpa al gatto era un modo per sdrammatizzare e lui lo sapeva e quindi continuò a strusciarsi a fare le fusa!
Con un cenno la vecchia signora la chiamò a sè e le disse di aspettarla vicino all'ingresso della libreria, proprio di fianco al bancone e così questa fece, continuando a bearsi di quel mondo meraviglioso e senza far caso alle occhiate curiose dei clienti del negozio.
Appena fuori, la signora la prese per mano ed entrarono in un bel bar-pasticceria-internetpoint e ordinò due belle tazzone di cioccolata calda con doppia panna montata, spolverate di cannella, cosa che la sua giovane amica non aveva mai visto, ma di cui si annamorò perdutamente al primo assaggio!!
Mentre sorseggiavano quella bontà celestiale, la vecchia signora cercò di spiegare alla sua giovane amica il prodigio vissuto e quando questa le disse che aveva paura di quel mondo strano e che il padre l'avrebbe punita se fosse tornata a casa tardi, la sua insegnante la tranquillizzò spiegandole che non doveva preoccuparsi per questo, perchè il tempo scorreva solo nel mondo in cui si trovavano in un certo momento, mentre nell'altro, dove l'attendeva la sua vita "normale", avrebbe ripreso il suo normale corso solo al suo ritorno, e così via per tutte le loro altre visite future da un mondo all'altro.
Così la bambina ascoltò tutto quanto, e pareva rifiorire, non dubitando mai di una sola parola della sua amata insegnante, che le raccontò di com'era anche lei capitata per caso in quel mondo e le spiegò cos'era quell'affare che stavano osservando, pieno di strani tasti e con la faccia piatta e luminosa; cos'era un blog, di quando, appena un paio di anni prima ne aveva aperto uno insieme ad altre sue amiche Streghe (perchè sì, di una Strega si trattava!!!) e aveva preso a viaggiare da un mondo all'altro ma che alla fine si era affezionata al villaggio, dove insegnava ai bambini a leggere e a far di conto.
La bambina imparò tutto questo e prese a viaggiare ogni volta che poteva dal suo mondo al nostro, tecnologico e "alieno", sempre in compagnia di quella Strega che imparò a chiamare Zia e qui potè studiare, diplomarsi e persino laurearsi e quando la sua amata Zia non fu più nè del suo mondo nè di questo nostro, prese il suo posto al villaggio, vivendo nella stessa casa e tenendosi ben caro quel "bagno" che tanto tempo prima l'aveva tanto spaventata e facendovi costruire con dei tubi di plastica (presi dal nostro mondo, ma spacciandoli per un mirabile prodigio di uno Stregone Eremita) un bello scarico, spargendo così in tutto il villaggio la "moda" degli sciacquoni e adottando un altro gatto, uguale a quello della sua Zia, figlio di discendenti di quello originale!
Ma la cosa più cara, il ricordo più bello che si sarebbe portata dentro fino a quando anche lei non sarebbe più stata nè del suo mondo, nè del nostro, fu quello di un giorno, dopo molti anni passati a cavallo tra quelle due vite, in cui incontrò in quello stesso bar-pasticceria-internetpoint una sua vecchia compagna di università che le recitò a memoria una poesia che lei una volta le aveva dedicato e scritto sull'agenda in un momento, per la sua amica, molto difficile:
Quando pensi che i sogni non esistano
Quando pensi che la vita è dovere
Quando guardi avanti e non vedi alternative
Immagina di alzarti una mattina
Di fare tutto ciò che fai sempre quando ti alzi
Poi di avviarti su un sentiero noto
ma non per questo meno temuto
E di trovarvi in fondo le mani tese di un'amica
Prendi quelle mani e lasciati guidare fiduciosa
Fino a che le tue gambe non sapranno andare da sole
A quel punto guardati indietro
E vedrai che senza saperlo
Avrai vissuto tutti i sogni che sognavi di vivere!
Ecco... è così che è cominciato il ricordo di una vita intera, e che lei decise di lasciare trascritto qui, in ricordo di quella vecchia amica un pò Strega, un pò Zia e che dedica a chiunque passi ancora di qui e abbia voglia di perdersi un pò fino a non capire più quale sia il suo mondo reale... se questo in cui scriviamo di blog & C. o se quell'altro, dove non sai far di conto e il tuo pensiero primario è saper ravvivare un fuoco dalla cenere della notte e tagliare un pezzo di pane raffermo con un coltellaccio dai mille usi, senza lasciar sul tavolo quattro falangi e un litro di sangue...
Ma poi, quanto è importante?!
6 magici commenti:
Che bello... grazie Gata ...
grazie soprattutto perchè mi hai distratto un poco, in questi giorni che sono abbastanza giù...
un bacione val
Ti abbraccio fortissimo VALINA, non temere...
Un bacione!!!
Gaaataaaa... caspita che bel racconto... l'ho letto tutto d'un fiato!!!
Lo sapevo che eri bravissima... ringrazio il topino allora, senza di lui non avrei mai scoperto quest'altro tuo talento ^____^
Un dolce kiss... a presto!!!!
Bellissimo Gata!
Aspetto altre avventure "davanti e dietro lo specchio".
Un abbraccio.
Grazie MARCOLINO farò il possibile!!
Tu guarda sempre bene dentro lo specchio... potrebbe saltare fuori qualcosa un giorno o l'altro... o perderti tu in un altro mondo ;P
Baci!
SABRINA! :*) non ho parole... grazie!
Un abbraccio strettostretto!!!
Posta un commento