Ed è come un pugnale
conficcato nello sterno,
spacca l'osso, 
immerge la sua lama d'acciaio 
nel cuore, 
si nutre di tutto il sangue,
dilania il corpo.
Infiltra le sue radici nella mente.
Sono un uomo posseduto da un demone
dal nome terrificante,
il mare.


Cuore di Drago

Un Drago, come un uomo, si domanda qual'è lo scopo della propria esistenza.
Spesso sento gli umani rispondere con la stessa frase: "Siamo venuti a questo mondo per imparare ad amare..."
Ma un Drago non ama, non è un umano.
Quindi che scopo ha la sua esistenza?
Siamo qui per combattere una guerra.
Tutti.
La guerra contro l'ingiustizia, contro l'ignoranza e l'oblio.
Condannati a combattere sempre, sia quando decidiamo di agire, per aiutare qualcuno, per aiutare un popolo, per aiutare noi stessi, per salvare il mondo dalla distruzione.
Condannati a combattere anche quando giriamo la testa dall'altra parte per non vedere, ingoiamo il veleno e sorridiamo, mentre lentamente ci corrode le budella.

Qualche giorno fa, passando per il blog della nostra Strega Susina, ho letto che "ha litigato" con un plumcake di zucca... e siccome tra Streghe ci si sostiene sempre, sono corsa subito a cercare nel mio libro segreto la formula magica per sottomettere una volta per tutte questi plumcake ribelli!

Ho praticamente messo sottosopra tutto l'Antro... non che possiate accorgervene care Colleghe e cari Colleghi quando tornerete a farvi un giro, in quanto è già piuttosto malmesso... :DDD

Ma alla fine, tra le zucche scartate dalle prove Carrozza-Cenerentola, la ricotta salvata dalle linguacce golose dei gatti e l'olio usato dal nostro Drago per lucidarsi gli artigli... ecco!

E poi ho voluto aggiungerci un altro tocco magico, inserendovi la cosa più goduriosa che amo al momento, ovvero... il cioccolato bianco!

Lo so! Lo so!!! Dico sempre di andare pazza per il cioccolato extra-fondente, ma da brava StreGatta quale sono, non posso non avere anch'io delle belle contraddizioni no?! ^____^

E visto che la suddetta è pure a dieta da un par di secoli e che quella tavoletta di cioccolato bianco si era non so come salvata dal mio ultimo raptus goloso (avvenuto la bellezza di 35-40 anni fa... e le Streghe ragionano in anni, non in giorni...) voilà, è caduto nell'impasto ^_____^

Bè... parlando "terraterra", che ci son molti, carissimi Babbani da queste parti ... diciamo che avevo giusto della polpa di zucca cotta a vapore e così ho fatto una prova, pregando che riuscisse bene così da poterne fare dono a voi tutte/i ma in particolare, lascio la pergamena con la ricetta trascritta qui, sul tavolo dell'Antro, sperando tu cara Susina, voglia raccoglierla e ritentare! ^_____^


PLUMCAKE DI ZUCCA 
E CIOCCOLATO BIANCO
(per uno stampo da cm. 25x10)

300 g (+ 2 cucchiai colmi) di polpa di zucca cotta a vapore (o al forno)
200 g (+ 2 cucchiai rasi) di zucchero di canna chiaro
2 uova
100 g di ricotta
100 g di cioccolato bianco
250 g di farina "00" setacciata
15 g di lievito istantaneo per dolci
75 g di olio di semi di girasole

per la decorazione
2 cucchiai colmi di polpa di zucca cotta a vapore
2 cucchiai di zucchero di canna chiaro

1 stampo da plumcake
carta forno
forno preriscaldato a 200° poi a 180°

Potete fare l'impasto con l'aiuto della planetaria, ma poichè si tratta di un dono da Strega a Strega, ho preferito farlo a mano, infondendovi tutto l'impegno possibile, per la buona riuscita di un incantesimo fatto come si deve... :)

Prima di iniziare, dovete mettervi da parte 2 cucchiaiate di polpa di zucca e 2 cucchiai rasi di zucchero di canna chiaro.

In una bella ciotola, mescolare con una frusta a mano le uova e lo zucchero di canna chiaro fino ad avere una cremina spumosa e bella chiara (il tutto impiegherà 3-4 minuti se mescolate energicamente).
Fatto questo, unite l'olio di semi di girasole e incorporate di nuovo per bene sempre girando con la frusta.
Quindi è la volta della ricotta, che bisognerà prima setacciare con un colino fitto.
E ora unite la polpa di zucca, che avrete delicatamente staccato dalla buccia con l'aiuto di un cucchiaio.

Adesso, a parte, setacciare la farina insieme al lievito e unire il tutto alla purea precedente, mescolando sempre con la stessa frusta.
Il composto deve essere morbido ma pastoso allo stesso tempo.

Prendete la tavoletta di cioccolato bianco e spezzettatela grossolanamente con le mani. Devono restare dei bei pezzi, che unirete all'impasto di zucca mescolando bene per aiutarne la distribuzione all'interno dello stesso.

Prendete adesso lo stampo da plumcake e con un pennello intinto nello stesso olio di semi di girasole (o anche un pezzetto di burro) spennellatene tutto l'interno ed eliminate l'eccesso strofinando con carta assorbente.
Quindi prendete un pezzo di carta forno e mettetela all'interno dello stampo, facendolo aderire allo stesso premendo con le mani... il trucchetto dell'olio spalmato prima, aiuta proprio a far stare la carta al suo posto! 
Probabilmente il 99% di voi lo conosce già, ma io l'ho scoperto di recente grazie a Montersino e quindi ne ho fatto tesoro! ^__________^

Ora versate il composto di zucca all'interno fino ad un centimetro o anche meno dal bordo, battetelo sul piano di lavoro per farlo livellare.

Ora prendete la polpa di zucca e lo zucchero che vi siete tenuti da parte dalla lista degli ingredienti scritti sopra e mescolateli insieme per bene.
Fate delle quenelle con l'aiuto di due cucchiaini da caffè piccoli e posateli lungo tutta la linea centrale del plumcake.
Spolverate quindi abbondantemente tutta la superficie con altro zucchero di canna chiaro.

Il forno ora è bello bollente (a 200°)... abbassatelo a 180°, infornate il plumcake e lasciate cuocere per 45-50 minuti o fino a quando, alla prova stecchino, non risulterà perfettamente asciutto all'interno.

Estraete dal forno, lasciatelo freddare bene, quindi tirate fuori il plumcake dallo stampo e posatelo su un bel vassoietto da portata e... voilà, il dolce è servito! ^____^

Volete un'idea sfiziosa per accompagnarlo? Io non ho fatto in tempo a prepararlo perchè la sera saremmo stati fuori a cena e si era fatto tardi ormai, ma provate a tostare una ciotolina di semi di girasole e poi caramellateli. Una volta freddi sminuzzate e cospargete la superficie del plumcake... :P***

Un'altra idea per non sprecare nemmeno la buccia della zucca che vi è rimasta da parte? (perchè la zucca è il nostro "maiale" vegetale, nel ferrarese...).
Bè, prima di tagliare la zucca a pezzi per la cottura (in forno o a vapore) va lavata molllto bene ed asciugata e quindi si passa al taglio e alla cottura.
Una volta prelevata la polpa e utilizzata per la ricetta del momento, cospargete molto bene di zucchero la buccia, dalla parte che stava a contatto con la polpa e infornatela sulla placca del forno su cui avrete posto un foglio di carta-forno.
Lasciate cuocere fino a che la buccia diventerà secca, ma non bruciata!

Sgranocchiate e poi sappiatemi dire! ^__________^


Le immagini di questo video promozionale sono girate in Sardegna, ditemi se non è un posto magico.




no dico... non avrete mica intenzione di perdervelo!!!!!?????

^________^




Una strega che si rispetti deve anche insegnare le sue arti, quindi ecco a voi il mio nuovo progetto:

Come ormai sapete uno dei miei interessi è legato all'auto-produzione di cosmetici, creme e prodotti naturali per la persona e per la casa.

L'associazione Culturale He-Art di Roma mi ha proposto di organizzare un corso per raccontare ai partecipanti cosa vuol dire creare autonomamente questo genere di prodotti.

Moltissime persone si chiedono da che parte si può iniziare, quali materiali usare, dove reperirli, come si può fare, cosa si può fare, quanto dureranno questi prodotti e se sono veramente validi.

Ecco questo corso si propone proprio di insegnare l'ABC, di spiegare come procurarsi o prepararsi le materie prime, di illustrare alcune tecniche di produzione, di suggerire una soluzione casalinga per fare moltissimi prodotti che usiamo quotidianamente, con l'obiettivo di chiarire ai partecipanti tutti i dubbi che possono avere.
Portando le persone per mano in un percorso verso l'autonomia, e raccontando il perché è utile, bello, divertente, importante per se stessi e per chi ci circonda, sapere cosa contengono i prodotti che usiamo quotidianamente.
Naturalmente questo passa anche da una spiegazione di cosa sono gli oli essenziali, la mia vera passione! e di come possono essere usati per la cura della casa e della persona, dando i fondamenti e soprattutto le controindicazioni.

Potrebbero anche venirvi delle idee per fare in casa i prossimi regali di natale!

Detto tutto questo ecco le locandine.
Vi prego di contattare l'Associazione He-Art al recapito indicato.
Per ogni chiarimento sono a disposizione naturalmente,
Vi aspettiamo numerosi

Ho trovato questo delizioso racconto navigando nel web proprio oggi e ho deciso di condividerlo con tutti voi, maghi, streghe o semplici viandanti che popolate questa bellissima terra di nessuno ... auguro a tutti voi una buona lettura e un felicissimo Samhain!! Bacioni la vostra Susina ....

"Susan, a Samhain"
di
Antonio Bruno
"Il rosso e l’oro sembravano essersi impossessati della Terra, con le loro pacate o sferzanti pennellate mosse dal vento d’autunno… Gli alberi dei parchi cittadini e gli alti faggi che delimitavano i viali avevano ormai da qualche settimana iniziato nuovamente il loro annuale rito di speciale policromia stagionale inviando su tetti ed asfalti migliaia di loro "messaggere": passate cantanti di primavera, foglie che, solo qualche mese prima, erano rigogliose e verdi, nella danza armonica di fusione con il cielo, di anelito alla stella della vita che gli uomini chiamano Sole……
Chi dice che l’autunno è una stagione triste o malinconica non ha capito nulla della magia perennemente vitale delle stagioni, che sono il respiro della natura. L’autunno è come una musica barocca, ed i suoi florilegi di colori caldi - di foglie o ricci di ippocastano che preludono a più intime introspezioni domestiche che ben presto porteranno gli uomini a sentire il bene atavico della dimora protettrice, cadendo a terra, o facendosi trasportare nell’aria, lontano - mi ricordano le scale armoniche di Vivaldi, di Bach o di Telemann…
Susan Woodhouse era una bimba che queste cose le aveva sempre sentite, fin da quando aveva pochi anni: sembrava che, d’autunno, il suo giovane spirito si animasse di una strana euforia e provasse un grande piacere nel tuffarsi nei cumuli di foglie morte accatastate dagli spazzini o nel raccogliere ricci di ippocastano da terra, incurante delle punture che spesso martoriavano le sue manine. La sua cittadina era una tipica cittadina inglese, ordinata e borghese ma con la fortuna di essere immersa in una natura dolce e bellissima, in una terra che nasconde, forse, il mistero della vita intima, profonda, del nostro intero pianeta; credo che questo mistero fosse conosciuto ed onorato dai nostri progenitori, quando il tempo non era malato di apparenza e l’uomo non aveva ancora abbruttito sé stesso con la schiavitù del solo visibile. Dalle parti di Susan, la gente conservava ancora, sepolto in qualche angolo delle memorie ataviche ereditate da generazioni di uomini che, di quella terra, vivevano, una sorta di innata consapevolezza, un discreto quanto spesso inconsapevole colloquio di elezione con gli "spiriti delle lande", con le forze nascoste che ne vivificavano la linfa.
Susan sembrava essere venuta da quell’imprecisabile passato e, crescendo, quella sua strana predilezione per l’autunno, quella incontenibile euforia che la portava ad intrattenersi per ore nei parchi cittadini o nei boschi delle immediate vicinanze dell’agglomerato urbano, divenne sempre più una particolarità irrinunciabile della sua vita.
Quando, poi, il calendario scandiva il trascorrere dei giorni in prossimità del fatidico 31 ottobre, Susan avvertiva quasi una frenesia incontenibile. Mentre le sue amichette ed i compagni di scuola si accontentavano di girare le strade bussando di porta in porta per il tradizionale gioco del "TRICK-OR-TREATING", nel rituale ricatto che perpetravano al distratto mondo degli adulti e si mascheravano da streghe, folletti, spiriti e scheletri, Susan, che a volte era stata quasi trascinata dai compagni in quella parodia che trovava essenzialmente banale, faceva risuonare nella sua mente l’antica cantilena:


"A soul cake!
A soul cake!
Have mercy on all Christian souls, for
A soul cake!"

(Abbi pietà per tutte le anime Cristiane/per una torta dell'anima)

A 11 anni, la bimba rispose al "richiamo" di Samhain… Non sapeva cosa fosse ma sentiva che quel nome era come una specie di chiave. L’aveva, forse, letto da qualche parte, in qualche libro di leggende che il papà gli aveva regalato nel fugace tempo dell’infanzia. Susan sembrava rapita, dai quei racconti.
"Sei proprio una piccola strega, come tua mamma!…" - si divertiva a dirle Dick Woodhouse stuzzicandola giocherellando coi i suoi riccioli ramati incapace di non pensare alla madre di Susan, che un giorno la foresta gli aveva portato via…
Quell’anno, la strana cantilena dello "Samhain" cominciò a risuonare ossessivamente quanto delicatamente nella testa della bambina tornando dal doposcuola, in quelle ore in cui il Sole sta per farsi accogliere dal grembo mistico della figlia Terra ed il vento fa danzare in muliebri mulinelli le foglie distese al suolo in fittizi tappeti.
"Samhain"…… Samhain!"….. udì quell’anno nella mente allo scostare con i piedi dei cumuli di foglie. Era la sera del 31 ottobre. La bambina portava in una mano la cartella e, con l’ altra, sorreggeva una zucca contenente un cero acceso che le avevano dato a scuola e che avrebbe dovuto portare così fino a casa pena l’arrabbiatura degli spiriti malvagi… E la voglia di tornare a casa, quella sera, era davvero poca… Poi, la bambina si fermò, i piedini sommersi da onde screziate di rosso ed oro…
Alzò lo sguardo alla sua destra, oltre i bassi filari di case e villette del suo tempo distratto, ed andò a perdersi nei boschi e nei declivi delle regioni a cavallo fra Wiltshire e Somerset… Restò così, assorta, per minuti indefinibili… poi le parve di vedere come delle lunghe mani protendersi da quegli alberi lontani e vicini al tempo stesso, mani che facevano un gesto armonico, sincronizzato ed inequivocabile: chiamavano Susan a sé…
Chi era, ormai, in quel momento, Susan?… Perché lasciò cadere a terra la cartella ed assunse quella strana luce di sogno nei suoi grandi occhi verdi?… Non lo sapremo mai.
"Samhain"… "Samhain!"… sentiva ripetutamente fuori e dentro di sé la bambina, come una cantilena che l’attirava irresistibilmente…
Attraversò cortiletti privati e scavalcò piccoli muri di sassi antichi, posti su quei crinali chissà quanti secoli prima da uomini che conoscevano, forse, il segreto di quella voce.
Attraversò campi di grano ormai giunti da tempo al termine del loro ciclo annuale e… si sentì vitalizzata, preda di un indescrivibile gioia, di un benessere tale da farla piangere…
"Ah, papà, papà!… Perché non sei qui con me, ora?…", pensò Susan per un attimo.
"Forse andiamo verso la casa di mamma… Io è… *so* che lei è là, Papà…."
Ma, poi, quello strano salmodiare, quelle braccia magre, avvolte da panni sfrangiati, scuri, lunghi, la chiamarono ancor più irresistibilmente verso la boscaglia, sulle "Hill" che forse non avevano mai avuto niente a che fare con il mondo degli uomini…
"Samhain"… "Samhain!"… E Susan alzò la zucca con il cero acceso al suo interno verso gli alti alberi che non le avrebbero fatto, ne era certa, alcun male…
"Samhain"… "Samhain!"… E il sole calò dietro le "Hill"…
Ogni anno, da allora, Dick Woodhouse, che non era mai riuscito a piangere per la scomparsa della sua unica figlia, si spinge fino ai limiti della cittadina in cui era nato e vissuto. Gli occhi sono sempre lucidi, velati da un pianto nobile e dolcissimo che nessuno poteva capire davvero. Ad un certo punto, l’uomo si ferma e guarda lontano, oltre le "Hill"… E’ allora che le sue labbra si piegano in un abbozzo di strano quanto sereno sorriso.
"Samhain"… "Samhain!"… canta la voce di Susan da qualche parte, laggiù… Un’eco più lontana, di voce femminile, ripete le parole di Susan:
"E’ Samhain, papà… Ti aspettiamo…"  



- Antonio Bruno - 

Anche se Draghi e Streghe sono esseri magici sicuramente differiscono per molte cose.
Nell'aspetto e nell'essenza.
L'essere umano ha i piedi per terra (mondo fisico) e la testa nel cielo (mondo mentale o metafisico), le Streghe hanno la capacità di sollevarsi più in alto, con le loro scope, staccarsi dal mondo fisico e immergersi nello spirito ed avere la fortuna di poter guardare il mondo da un'altra angolazione, un diverso punto di vista.
I Draghi sono diversi, non appartengono più al modo fisico e l'unico modo che hanno per tenere il contatto con la terra è diventare un tutt'uno con le cose materiali.
In realtà i Draghi non si sono mai estinti realmente, ne in questo spazio e tempo, ne in altri.
Sono scomparsi i loro corpi fisici ma i loro Cuori sono ancora qui e vivono attraverso le cose o gli esseri umani.
Quali siano le forze che spingono un Drago ad appartenere ad un umano ed un umano ad appartenere allo spirito di un Drago è difficile da comprendere.
Vi è solo una situazione in cui avviene questa fusione ed è la voglia di vivere consapevole.
Il vivere consapevole non è la semplice sopravvivenza del corpo.
Consapevole è chi capisce che la propria vita è parte di un disegno più grande, di cui ha scelto di far parte, ed è suo compito creare, realizzando i propri sogni e cercando la strada giusta, le linee armoniose che lo compongono.
La cosa straordinaria è che, per quanto sia faticoso cercare la strada giusta, trovarla, seguirla, porterà all'autorealizzazione, quindi ad uno stato di costante felicità, che prescinde dalle cose fisiche e materiali ma nasce da dentro.
Un Drago è un'entità subcosciente, si manifesta con pulsioni e desideri, è istinto puro, sesto senso, il suo è un IO "emozionale" costituito da emozioni pure e non dualistiche, l'odio e l'amore sono la faccia della stessa medaglia, non sono sentimenti contrapposti.
Quindi un essere umano "portatore di Drago" è condannato a sentire le cose in maniera diversa, la percezione della realtà è diversa.

I Draghi nascono dal mare, è la loro matrice.
I Draghi sono figli del vento, è il respiro della loro anima.
Io sono un Drago, non ho un nome comprensibile per la mente umana ma ho un nome umano con cui firmo i miei post. (vedi sopra)

Quanto sono stufa. Quanto non ne posso più. Quanto sto ribollendo. Perché ogni volta che si parla di rispetto per gli animali ci deve essere nei dintorni un qualche Imbecille che tira fuori il paragone con le persone? Perché solo quando si parla di animali l’immancabile Imbecille si fa venire in mente gli infelici, i poveri, gli affamati e le brutture del mondo tutte?
Perché davanti a un negozio di articoli per animali tutti si scandalizzano pensando agli indigenti e invece davanti alla vetrina di Gucci nessuno dice niente?
Perché se spendo due lire in più per nutrire i cani l’Imbecille mi rammenta l'esistenza dei bimbi poveri e se invece spendo un trilione per cenare nel ristorante di lusso mi chiede solo se ho mangiato bene?
Perché quando auguro la galera a chi fa del male agli animali l’Imbecille mi ammonisce perché “non si può equiparare gli animali alla persone?” E chi ti ha detto che io equiparo gli animali alle persone, signor Imbecille? E chi ti ha detto che siccome amo gli animali allora non amo le persone? Ho forse mai ucciso qualcuno io?
Noi viviamo nella parte fortunata del mondo, quasi ogni cosa che facciamo non è indispensabile e potrebbe far riflettere se confrontata con la vita di chi sta peggio. Il monitor che ho davanti, il telefonino, gli orecchini, le scarpe nuove, la partita di pallone, tutto è superfluo rispetto alle vere necessità. E allora o sei veramente una nuova Madre Teresa, Signor Imbecille, oppure stai zitto.
Stai zitto tu con la tua panciona piena e sto zitta anch’io con i miei cagnolini viziati.
Ieri pare sia stata ratificata (dopo 23 anni) la convenzione europea sui diritti degli animali e ovviamente non è mancato l’originale personaggio che ha protestato perché “in un momento di crisi e di disoccupazione gravissima, impegniamo un’intera mattinata il parlamento a discutere di cani e gatti”. Come se in tutte le altre mattinate le loro discussioni portassero grandi miglioramenti alla situazione di crisi e disoccupazione. Avrebbe potuto sprecare due parole in memoria delle due guardie zoofile uccise a Genova questa primavera da un delinquente che (incredibile) non rispettava gli animali e neppure le persone. Dedicare a loro la tanto preziosa mattinata di lavoro. Invece no, meglio il solito sicuro, stupido e incrollabile luogo comune.

Bè, la nostra Strega di Casetta di Streghe, mi ha proprio dato una bella idea, affacciandosi all'ingresso dell'Antro e chiamando a gran voce, chiedendosi dove fossero finite tutte le Streghe (e Maghi) dell'Antro! ^_____^

Vi ricordate la STAMBERGA STRILLANTE della saga potteriana?!!

Bene, da allora ho la fissa, quando andiamo in giro, di fotografare tutte quelle case/casupole/capanni & C. che in un qualche modo me ne ricordano l'atmosfera tetra e inquietante... E cosa c'è di meglio per creare quest'atmosfera proprio qui, nel nostro Antro, all'imminente scadere halloweeniano!?

Ma mostrare le foto raccolte, nella sola vacanza dello scorso anno, in quel di Val di Fassa e dintorni!!! ^_____^

Il Compare mi prende sempre in giro quando mi vede puntare l'obiettivo non su di un ameno paesaggio montano, ma bensì dritto su un rudere o similari... ma lui non ha ancora capito la Strega che si cela in me... e per fortuna (sua)!!! @_@

Ne ho molte altre sparse tra le migliaia di foto archiviate qui, sul piccì, ma queste son quelle che mi sono venute subito sottomano e quindi... buona visiooooooooooooooooone!! :D









In inglese Witches brew significa pozione magica, quella che le streghe preparano nel loro calderone.

Ho appunto trovato questa interessante pozione che credo possa essere molto utile in questo periodo dell'anno.

Witches Brew

Preparazione dello sciroppo:

2 stecche di cannella
5 chiodi di garofano
3 cucchiaiate di zenzero fresco pelato e tritato
100 gr. di zucchero
100 gr. di acqua

Mettere tutti gli ingredienti in un pentolino, portare a bollore per sciogliere bene lo zucchero, lasciare raffreddare, colare e conservare questo sciroppo profumato in una bottiglietta ben chiusa in frigorifero.

Ogni volta che ne avete voglia, preparate un buon te scegliendo quello che preferite e dolcificatelo con un paio di cucchiaini di questo sciroppo stregato.

Gli ingredienti dello sciroppo sono tutti ottimi antisettici, quindi vanno benissimo nella stagione invernale per aiutare a contrastare le raffreddature.

Se poi vi piace il grog, pensate a far scaldare dell'ottimo succo di mela al quale aggiungere un po' di witches brew, una vera meraviglia! Dolce, aromatico a dovere, una delizia stregata.

Questo sciroppo può essere tenuto in considerazione anche per problemi di stomaco, comprese le nausee da gravidanza, lo zenzero oltre ad essere disinfettante, è un ottimo digestivo!

Pizzica un pochino, ma ogni strega che si rispetti impara prestissimo ad usarlo.

Passando con la mia scopa in volo radente vicino ai cartelloni di un megamultisala di Ancona, sono rimasta letteralmente fulminata dallo sguardo di un Barbagianni, che mi ha catturata e ha continuato a fissarmi, facendomi dimenticare le elementari regole delle strade aeree... Sapeste gli improperi lanciatimi da uno scaricatore di scope volanti.... :*DDD

E così, appena arrivata a casa mi sono fiondata nell'etere a cercar notizie di questo Amore a Prima Vista e... che altro dire se non che il film esce nelle sale il 29 ottobre, venerdì, e che mi fionderò a vederlo la settimana ventura??!!


Bè... potrà sembrare una stupidaggine ai non addetti ai lavori, ma una Vera Strega non può non essere aggiornata sugli usi e costumi dei rapaci notturni, tra le bestiole più fedeli alla nostra causa... ;P

La locandina del film l'ho presa da QUI!!!

Ragazze che fine avete fatto? Qui pare di entrare in una vecchia casa stregata abbandonata... polvere e ragnatele dappertutto. Fa quasi paura, sembra l'inizio di un film horror.
Beh. Eccoci qui. Come state? Vi state preparando per Allouìn?  
Che ne dite, lo riaccendiamo il fuoco sotto sti calderoni? Mano alle scope e si dà una rassettata?
Che qui tra poco è la nostra festa, arriveranno un sacco di curiosi, dovremo avere incantesimi e riti da proporre, manicaretti da offrire, storie da raccontare...

Racconto ispiratomi dal post della Strega Valverde dalla quale ho preso in prestito pure la foto del Quarzo Tramoggia ^______^


“Ah! Ecco! E questo è l’ultimo per oggi!!” disse lo Gnomo Raccoglitore piegandosi a cogliere un altro grosso pezzo di Quarzo Tramoggia.

Fatto ciò, si rimise in spalla la pesante gerla di rami intrecciati, godendo del grasso bottino di quella lunga giornata di lavoro, cominciata all’alba e trascorsa a camminare su e giù per il torrente, col naso sempre puntato sulle rocce lambite dall’acqua e senza far caso alla compagnia fornitagli dal canto degli uccelli e dal passaggio furtivo e veloce della Signora Volpe, a caccia di piccole prede per i suoi tre cucciolotti.

Per notare queste piccole gioie avrebbe dovuto aspettare l’arrivo di un altro Gnomo Raccoglitore, il che sarebbe avvenuto tra altri due cicli completi di Luna Nuova, ovvero il momento più propizio per i viaggi in quanto il cielo tutto scuro non avrebbe fatto risaltare troppo i loro lunghi cappelli a cono sulla schiena delle civette e dei gufi.
A volte, in casi assolutamente disperati, vuoi per l’arrivo imminente delle piogge che avrebbero gonfiato troppo il torrente, rendendo vana la ricerca dei Quarzi, vuoi per sostituzione di un Gnomo Raccoglitore infortunato (casi quanto mai rari fortunatamente, essendo una Razza assai robusta e agile nonostante le ridotte dimensioni), succedeva a volte, che si ricorresse all’aiuto dei Pipistrelli.

Ma volare a dorso di un Pipistrello richiede stomaco di ferro e animo assai intrepido!

Vero è che son voli sempre disponibili, non si fa mai la fila per trovare posto ed è l’ideale anche per i viaggiatori solitari in quanto a dorso di Pipistrello c’è posto per un solo viaggiatore alla volta per ovvie ragioni di sicurezza, ma anche di decoro personale... non è mai carino vomitare sugli abiti del vicino di viaggio no?!, mentre volare a  dorso di Civetta significa essere almeno in due passeggeri, mentre a dorso di Gufo ci sono intere comitive ed è per questo che è, infatti, l’ideale per i pendolari delle Miniere. L’unico inconveniente di volare a dorso di Gufo è che, sentendosi responsabile del bel viaggiare per i suoi passeggeri, per tutto il tempo del viaggio non fa altro che cantare le lodi del paesaggio che sta sorvolando! 
Fa notare un nuovo nido lì, un bel germoglio là, e via dicendo e ciò può risultare simpatico per chi fa quel tragitto una volta o due al massimo l'anno, ma per i Pendolari diventa un tormento vero e proprio, facendo sempre lo stesso identico viaggio ogni santo giorno!!!

Ah, ma c’è anche il Gufo Reale… solo che, lo dice anche il nome stesso… è destinato al Re degli Gnomi in persona e alla sua Regale Consorte… solo che questo Gufo è così snob, ma così snob nella sua Regalità… che spesso e volentieri il Re degli Gnomi stesso preferisce volare con un piccolo ma simpatico Gufo chiacchierone!

Mentre lo Gnomo Raccoglitore pensava a tutto ciò, cercando di riguadagnare il versante più alto del torrente, arrampicandosi e aiutandosi anche con le piccole mani, avvertì alle sue spalle, ma ben più a valle rispetto alla sua posizione, i caratteristici rumori di passi umani… Ormai conosceva benissimo l’Uomo e la Donna che periodicamente si recavano in quell’angolo di bosco a passeggiare e a cercare per loro personale diletto, piccoli pezzi di quarzo.

Non gli dava fastidio che ne rubassero qualche pezzetto, perché i frammenti che all’Uomo potevano sembrare piccoli, per loro Gnomi Raccoglitori erano grossi quanto tre Gnomi messi insieme, l’uno sulle spalle dell’altro, e quindi impossibili da buttare nella gerla. Per raccogliere quei pezzi occorreva l’aiuto di una intera Squadra di Gnomi Rompiquarzo e lui, semplice e solitario Gnomo Raccoglitore, poteva al massimo segnalare al suo Superiore che in quel torrente c’era lavoro ben più grande, ma pensava pure che la prima Squadra Rompiquarzo più vicina stava ad almeno quattro lune di cammino e non valeva la pena rovinarsi la giornata parlando con quell’antipatico e guastare la gioia del raccolto ai due innocui Umani!

All’inizio ne era rimasto terrorizzato perché aveva saputo da altri Gnomi Raccoglitori che periodicamente, in certe zone di quella Montagna, si presentavano gruppi di Umani, a tre o quattro alla volta, armati di picozze e scalpelli e che si divertivano a spaccare la Montagna e a spostare i sassi del Torrente alla ricerca Quarzo Tramoggia da esibire poi in luoghi chiamati Musei!

Già solo il nome – MUUUSEOOO – metteva la tremarella allo Gnomo… non ne aveva mai visto uno e nemmeno lo desiderava! Non capiva il senso, la logica della ricerca di quegli Umani, che arrivavano facendo un baccano tremendo, ogni passo un terremoto che scuoteva il terreno e faceva franare spesso le gallerie sotto le radici degli alberi, per sottrarre al terreno dei Quarzi per puro diletto!

A loro Gnomi i quarzi erano utili per la vita quotidiana! Venivano portati agli Gnomi Scalpellini che li ripulivano sommariamente dalle impurità più esterne e poi venivano passati agli Gnomi Intagliatori, abilissimi artigiani del quarzo, che ne ricavavano splendidi portalumi, e poi in ultimo, questi portalumi tanto fini e trasparenti da sembrare cristalli di ghiaccio, venivano passati agli Gnomi delle Fornaci Fatue, che sapevano inserire un piccolo globo di fuoco fatuo al loro interno senza mai romperne nessuna ed infine, erano vendute o alle singole abitazioni degli Gnomi che ne facevano richiesta o allo Gnomo Anziano, una sorta di sindaco, che decideva quante e dove ne occorrevano lungo le gallerie comuni.

Ma quei due Umani non sembravano rispondere affatto alla descrizione degli Umani sentite dai suoi Colleghi!

La Donna camminava attenta a non calpestare i fiori e a non spezzare le radici più tenere affioranti dal terreno. Certo, qualche volta inciampava e rischiava di rotolare nel torrente, ma non era colpa sua! In fondo un Gigante non si muove mai a proprio agio in un Laboratorio di Portalumi di Quarzo no?!

E l’Uomo la seguiva rilassato e tranquillo, nemmeno lui desideroso di arrecar danno a quell’angolo di Bosco, conscio del fatto che tanto più danneggi la Natura, tanto più essa diventa avara di Doni e di Emozioni.

Così lo Gnomo Raccoglitore si nascose dietro un grosso sasso, camuffò la gerla piena con foglie secche e rametti e si mise in attesa del loro arrivo, per vedere finalmente in viso oltre che ad indovinarne la mole di lontano, come aveva fatto fino a quel momento.

Nel giro di qualche istante (che a passo di Gnomo avrebbe richiesto almeno mezza giornata di cammino!) eccoli sbucare da dietro la curva del Torrente!

Osservò attentamente le loro movenze e le loro intenzioni e una volta di più rimase contento d’aver conosciuto quella coppia di Umani! Certo, non si sarebbe mai e poi mai azzardato a mostrarsi, sempre che questi avessero potuto vederlo, per quanto era piccolo rispetto a loro, ma alla fine, dopo averli lasciati proseguire, decise che non tutti gli Umani sono così pericolosi e distruttivi nei confronti della Natura! Quella sera stessa ne avrebbe parlato ai suoi Colleghi, di ritorno dagli altri Torrenti, così avrebbe messo in giro un’altra voce: “Gli Umani sanno anche essere rispettosi e innocui… basta solo non trovarsi nell’ombra del loro passo, che son troppo alti e camminano nel Bosco come piccoli di Gnomo nell’alveare delle Api! Sono talmente felici ed ebbri dell’esperienza boschiva che non potrebbero mai far caso ad uno Gnomo distratto!!! Quindi basta tenersi a debita distanza da loro ed osservarli”.

Sono appena stata in vacanza: una vera meraviglia. Mare splendido, un vilaggio di casette bianche abbarbicato su per la collina, pane burro e marmellata la mattina a colazione... E un libro piacevolissimo. Sto parlando di "La mia famiglia e altri animali" di Gerald Durrel, romanzo che avevo già letto da ragazzina ma del quale mi sono nuovamente gustata ogni riga come fosse la prima volta!
Racconta del periodo in cui l'autore, celebre zoologo, ha vissuto nell'isola di Corfù con la sua famiglia, quando era ancora un bambino. Nelle pagine si alternano la passione di Durrel per la zoologia, scene di esilarante vita domestica, improbabili personaggi incontrati sull'isola. Il tutto collocato in un paradiso naturale, condito da intrecci di amicizie interspecie.
Insomma, ve lo consiglio. E vedrete che anche voi vi scompiscerete dalle risate sotto l'ombrellone.    



Questo premio mi è stato donato da Lucia e sembra che alla sua immagine sia legata una formula magica ...


Fortuna e denaro dovrebbero abbondare nel 2010, basta regalare il tutto a 7 creatrici...

Escobita, escobita, que cada año me ponga más bonita.
Sapo, sapito, que este año me vaya mejorcito.
Caldero, calderito que me abunde el dinerito.
Si en el 2010 la buena suerte quieres gozar, a 7 brujas en tu blog has de copiar.


POSSIBILE TRADUZIONE

Scopa , scopa , che ogni anno mi rende più bella.
Rospo , rana , e quest'anno vado mejorcito .
denaro Caldero , Calderito me poco abbonda.
Se nel 2010 si vuole godere buona fortuna , 7 streghe nel tuo blog è da copiare.

Sò per certo che porta fortuna e che devo premiare 7 creative ...ci proviamo?


Ho trovato, girellando "in borghese" alla Festa Medievale di Albacina, questa interessante tesi sui Gufi e i loro poteri come talismani e simboli e voglio riportarlo pari pari:

"Il Gufo è un simbolo universale di origine antichissima e un emblema di saggezza, che protegge dall'ignoranza e dall'oscurantismo.
Il Gufo ha una lunga storia come simbolo sacro.
In molte culture il "vecchio e saggio Gufo" è stato considerato come simbolo di sapienza, venendogli così conferita una simbologia positiva.

Generalmente il Gufo appare rappresentato con la testa grossa, spesso tanto quanto tutto il corpo dell'animale e ciò che attrae maggiormente l'attenzione, sono i suoi occhi enormi, che risaltano sulla fronte (gli occhi sono assurti a simbolo d'intelligenza, la vista ha una corrispondenza simbolica con l'azione della luce spirituale e rappresenta la comprensione).

Per queste ragioni, un talismano a forma di Gufo è indicato se dobbiamo affrontare prove intellettuali particolarmente impegnative.

Tale oggetto è anche un potente amuleto che protegge dal molocchio e può essere utile portarlo appeso al collo o a contatto con la pelle.

La tradizione vuole che questo tipo di talismano abbia maggiore efficacia se ci viene regalato da qualcuno che ci vuole bene, perchè reca in sè le buone intenzioni e l'affetto della persona che ce lo ha donato.

Collocati in luoghi come la camera da letto, nello studio, in giardino, essi possono rivelarsi di grande aiuto nel proteggere dalle energie negative provenienti dall'ambiente esterno."

Un articolo molto interessante legato a Gufi & C., dal punto di vista "magico" legato al mondo di H. Potter, è QUESTO. :)

E questo nella foto a fianco, è il gufone che fa la guardia nel nostro giardino! ^_____^

EBBENE SI, SONO RINATA DALLE MIE CENERI E SONO TORNATA!!!
CHIUNQUE PENSASSE CHE IL MIO ROGO FOSSE ETERNO SBAGLIAVA DI GROSSO ZIA LELLA E' QUI.
E caspita quante novità che mi trovo: nuovo blog, bello efficiente e d efficace, nuove streghine scrittrici (e da quello che ho letto piuttosto sgaiotte pare...per coloro che non parlano il veneto è un complimento).
Bravissime vi trovo molto migliorate con mouse e tastiera. Ora sono io ad essere un po' imbranata.
Un grazie a tutte, in particolare alle mie dolci compagne di rete, che in questi mesi mi sono state vicino senza mai abbandonarmi, senza mai dimenticarmi. Val, Gata, GRAZIE. Spesso aprivo il computer sperando in un vostro messaggino, una parola...e sempre l'ho trovata.
Ma non sono tornata per piangermi addosso, ma al contrario per cantare alla vita, come fa una vera strega.
Vi ricordate che vi parlavo di uno scritto che si intitolava da dee a streghe, la strana storia dell'altra metà del cielo? beh, è andato in ristampa!!! ne sono piuttosto lusingata.
Per il resto, ringraziando Dio, la sfiga non ci manca.
Ora vi lascio (sono appena risorta, datemi un po' di tregua!) ma ci sentiremo presto, ho messo a bollire un paio di incantesimi niente male...ma vi spiegherò, vi spiegherò.
A PRESTO
zia lella

Come lo state trascorrendo, care Colleghe? state cucinando prelibatezze? ribollendo pozioni nei calderoni? esprimendo desideri?
Noi qui siamo semplicemente spalmati sul divano, tutti stretti in un indistricabile miscuglio di gambe e zampe. Se qualcuna di voi volesse farmi un piacere in questa notte magica... di grazia trasformate questo miserrimo tre posti in un bel divanone angolare con penisola e contenitore!

Sono onoratissima di essere qui. Questo è uno dei primi blog in cui mi sono imbattuta quando ho deciso di palesare al web la mia natura di Strega. Certo c'è strega e strega, e bisogna capire di cosa stiamo parlando.
io non credo nella malasorte, nella sfortuna, nei malefizi, nei malocchi. Non credo neanche nella fortuna, nei riti propiziatori, negli amuleti.
Credo nelle capacità e nella volontà. Amo tutto ciò che riesce a farmi stare bene senza nuocere ad altri. La domenica vado a Messa. Credo anche nel sonno ristoratore e adoro il mio doppio cuscino soffice, quindi non è che ci vada proprio tutte le domeniche, a dire il vero.
Come conciliare tutto questo con la passione per la Stregoneria? A parte la Messa del mattino con il poltrire fino a tardi, tutto il resto si concilia.
Prendersi un po’ di tempo per preparare un "rito", recuperare tutti quegli ingredienti che hai trovato su un libro, metterti da sola a meditare su ciò che desideri, o su ciò che non va, significa preparare te stessa a percorrere la strada che bisogna affrontare per raggiungere un obiettivo. È un’occasione per capire se quell’obiettivo è giusto: stai desiderando il male degli altri? Strada sbagliata, fatica buttata. Vorresti influire a tuo piacimento sui sentimenti di un’altra persona? Non va mica tanto bene. E se quello che desideri poi ti tornasse indietro, magari moltiplicato per tre (come si suol dire)?
Essere Strega è soffermarsi un po’ di più sulle cose, considerare sacro un fiore che sta crescendo in giardino e rituale una tazza di té bevuta in silenzio. È una faccenda soggettiva, non oggettiva. Secondo me (ma questa è solo una mia opinione) è una faccenda da donne. Perchè, per quanto soggettivo sia il magico, un panozzo salsiccia e cipolla davanti alla partita non è un rituale accettabile.
 

Tutte noi Streghette dell'Antro, come ha giustamente fatto notare Valverde, vogliamo ringraziarvi per il sostegno che date passando di qui a leggerci!

Scusateci tantissimo se non tutte  e non sempre rispondiamo subito ai commenti, ma siamo sempre a bordo di scope volanti più o meno tecnologiche a cercare di far tutto quanto la vita "reale" (che devo ancora capire se è davvero quella reale o se è tutto un limbo strano e se quella veramente reale sia questa di Streghe...) ci impone, ma sappiate, assolutamente, che sono i vostri pensieri che ci fanno da carburante, quindi passate e commentate please!!!


Avremo più energia per volare ancora più in alto e ancora più lontano per aver sempre cose nuove da scrivere e raccontare! ^_____^
 
Un superabbraccio collettivo a tutti da noi tutte!
 
In ordine alfabetico, le Streghe dell'Antro:

Anna (attualmente in "stanby" ma la porta è sempre aperta!)
Gata da Plar 
Folletto Paciugo
Marinella
Sabrina&Luca (a quando il vostro primo contributo?! ^___^)
Susina
Valverde
Zia Lella

PS: l'immagine sopra l'ho presa da QUI!

Ma la vogliamo fare una danza del sole??? No perchè qua piove e piove ,dopo mesi di neve! Una volta tanto chiedo aiuto a voi tutte che ci leggete...avete notizia di usi e costumi , o meglio di riti propiziatori per avere il sole?
o per "par condicio"un incantesimo per avere la pioggia?
(così magari quello per la pioggia lo leggiamo alla rovescia!!!;DD)
Il mio modesto contributo è questa vecchissima canzoncina che mi faceva cantare mia nonna :
_"Piove piove , viene il sole? La Madonnna raccoglie un fiore, lo raccoglie per Gesù ...finalmente non piove più...!" _
;* ) lo so che è una stupidata ma questa era... :PP

Ho finito or ora di leggere un romanzo la cui presentazione fatta da una collega strega dell’antro A.S.M.R. mi aveva parecchio intrigato ed il cui titolo è SHIVER di Maggie Stiefvater.

Non l’ho letto tutto d’un fiato ma assaporato un poco alla volta forse complice il fatto che ho avuto molto da fare negli ultimi periodi.

Parla di una bellissima storia d’amore tra Grace, una ragazza morsa da piccola da un lupo e Sam un ragazzo che ai primi freddi si trasforma in lupo.Prendono cura l’uno dell’altro senza mai incontrarsi nella forma umana tranne che per un ultimo inverno in cui tutto può cambiare.
Sarà che in questo periodo ho i miei sensi empatici a mille anzi fin troppo per i miei gusti ma mi sono emozionata tantissimo quasi sentissi cosa provavano l’uno per l’altro.

Spesso la paura di venire feriti ci fa perdere la possibilità di essere felici ma se riusciamo ad andare al di la dei nostri egoismi, dei nostri schemi mentali troviamo un mondo di unione con l’amore.E lo strumento, il mezzo attraverso cui si manifesta l’amore è il cuore che principalmente è un muscolo ma anche una grande fonte di salvezza se vogliamo affidarci a lui.



Taci coscienza
e voi maglie di una catena di egoismo
lasciate che il mio cuore
si vesta di una dolce tunica d’amore
raggiante come la luna
ed eterno come il sole

by Roberta

dopo molti post di cristalli messi solo sul mio blog ( perdonatemi ma è una faticaccia inserire le foto per un'inesperta come me e il copia incolla non è il mio forte se ci sono foto!) eccomi invece con un consiglio da strega ...
Se avete un oggetto in casa che non vi convince (regalo sgradito , magari da parte di persona a voi poco simpatica) ecco che fare : non riciclatelo mai, non si fa e porta male! meglio ,se è un oggetto di valore , ma proprio non vi va giù optare per
A) lasciarlo alla locale parrocchia per una pesca di beneficenza senza voler nulla in cambio, di solito così l'oggetto si purifica...
B) seppellirlo in giardino a Nord (ma rischiate di esser scambiati per degli assassini!)
C) metterlo in un catino e ricoprire l'oggetto di sale grosso ,anche quello più scadente -per intenderci quello da mettere in strada contro il ghiaccio- e lasciare il tutto per un mese intero in angolo buio , magari cantina o soffitta, poi gettare il sale -se c'è ancora il ghiaccio sapete come utilizzarlo!- e ripulire l'oggetto con acqua se il materiale lo consente, o con un panno, poi passarlo sopra il fumo di un bastoncino di incenso o spruzzargli sopra acqua benedetta!
D) ancora non vi convince? bene : gettatelo! ma abbiate l'accortezza di avvolgerlo in carta da giornale e portarlo in discarica o nell'apposito cassonetto, ma lontano da casa vostra , a che distanza?sarebbe meglio passare almeno due crocevia (incrocio a 4) in direzione Sud ...

Sono ammattita? ma no : ho solo trovato questi consigli in un vecchissimo foglio strappato da un giornale degli anni 50 ,mentre stavo riordinando delle vecchie cianfrusaglie di mia nonna dentro uno scatolone del trasloco...su al tugurio !e ve l'ho riscritto ovviamente aggiornando il linguaggio alle situazioni odierne! proverò a seguire il consiglio per una maschera tribale che avevo... e ho anche bruciato il foglio così per sicurezza...;DD

Ecco un'altra "piccola" Perla di Carta, che ho terminato di leggere pochi giorni fa! 

Un romanzo che si legge tutto d'un fiato... o almeno così avrei voluto poterlo leggere, se avessi potuto fare a meno di andare al lavoro per chiudermi in casa a leggere... :DDD
IL MIO GROSSO GRASSO AMORE di Peter Sheridan

(foto presa dal sito linkato nel titolo)

Attirata prima dalla copertina (quella bella ragazza rotondetta che addenta un golosissimo pasticcino!!!) e poi dalla trama, ambientata a Dublino!!!

E' rimasto un pochetto a "decantare" nella pila di libri che ho sul comodino, poi una sera l'ho aperto... e non l'avrei più lasciato fino alla fine!

E' un romanzo che, per essere scritto da un uomo, traccia un'immagine di donna meravigliosamente forte, attaccata con le unghie e con i denti al suo ideale di famiglia e che lotta fino alla fine per ritagliarsi, giustamente, uno spazio per sè e per i suoi figli in un mondo che vorrebbe vederla relegata al ruolo di moglie succube di un marito violento ed ubriacone.
Ma lo fa con un'autoironia esilarante e a tratti malinconica.
Attorno alla sua vita, ruotano quelle di altre persone, che rimarranno legate a lei per sempre e ammetto di aver riso a crepapelle con lei, ma anche di aver pianto per e con lei... ma non voglio rovinarvi il resto della storia, anche perchè la trama la potete leggere cliccando sul titolo stesso del libro... cosa però che sconsiglio vivamente... correte a procurarvi il libro e a leggerlo... non ve ne pentirete... parola di Strega! ^____^

mi perdonate? non ho voglia di copia-incollare tutto e quindi con un bel link vi rimando al mio blog dove ho postato ancora foto di pietre...se vi va cliccate e guardate! ;DD ci sono ben 9 diversi tipi di pietre : turchese,larimar,rodocrosite,ambra,lapislazzuli,corindoni, selenite,sugilite,calcedonio...


SIMONA, del blog "La palude dei colori" mi ha invitata a partecipare ad un giochino davvero intrigante, almeno per me... :)

Ho deciso però di farlo sul blog del nostro Antro perchè è qui che lascio i miei racconti un pò magici un pò strani... ^___^

Se volete potete partecipare anche voi, se vi dilettate di scrittura! Ohi! Non dovete mica essere scrittori professionisti! Allora io mi butterei giù dal dirupo e non avrei mai il coraggio di presentarmi con questo! :DDD

L'ho scritto di getto, appena letto l'incipit di Simona mi è venuta l'idea, una specie di folgorazione... bè, non ho i capelli dritti nè la punta delle dita ustionate... ma le vescichette sui polpastretti a forza di scrivere presa dal raptus creativo sì! :*DDD

Bene, per le regole andate a trovare SIMONA, c'è tempo fino al 10 marzo e c'è in palio... UN LIBRO!!! Potevo resistere?!!! ^_____^

e qui comincia il racconto, dal suo

INCIPIT 

Non ha mai scritto niente di straordinario, di veramente bello, ma amava scrivere. Scriveva semplicemente anche solo il suo nome su qualsiasi cosa le capitasse tra le mani: sullo scontrino di un bar, su un pacchetto di sigarette...
Più di ogni altra cosa però scriveva i suoi pensieri. Ogni tanto buttava giù qualche poesia, che poi copiava sui diari di scuola delle sue amiche (come fanno un pò tutte le adolescenti) e allora sì che è successo!

E così prosegue il mio... UNA POESIA RISVEGLIA I RICORDI...

Sì, proprio quella mattina lì, una mattina come tutte le altre, si alzò presto; era ancora buio pesto fuori e una bella gelata l'aspettava oltre l'uscio di casa, ma lei ormai ci era abituata a quelle levate impossibili, inconcepibili per una adolescente dei nostri giorni.



La madre già intenta al lavatoio dietro casa e il padre nella piccola stalla a mungere le due vacche e a governare gli agnellini comprati pochi giorni prima al mercato del villaggio.

Lei invece, la più grande di 6 figli, ma di appena 9 anni, già sapeva come riattizzare il fuoco dalla cenere della notte nel camino per scaldarsi una scodella di latte fresco e come tagliarsi una fetta di pancetta dal quarto di bestia appesa nella ghiacciaia e farla sfrigolare nel lardo che la madre aveva già lasciato pronto in una padella talmente usata e riusata, che ai nostri giorni già farebbe bella mostra di sè sopra cumulo di spazzatura "indifferenziata"!
E come tagliare una fetta di pane raffermo col coltello da caccia del padre (e da cucina, per la madre) senza lasciare sul tavolo anche quattro falangi e un litro di sangue!

Dopo essersi rifocillata dal digiuno notturno con una colazione tale che i nostri assistenti sociali ci andrebbero a nozze, si apprestò a svegliare gli altri sui fratellini e sorelline, uno alla volta, delicatamente o senza troppe cerimonie, a seconda dell'età e spronandoli a prepararsi chi per aiutare il padre a far legna nel bosco e chi ad imparare, gioco o forza, dalla madre a come accudire una casa... tranne la più piccolina, di neanche un anno, che lasciò beatamente dormire rimboccandole le coperte e coprendo un piedino scopertosi nei suoi sogni agitati e ormai freddissimo.

Bene, quella mattina, lei aveva deciso che sarebbe andata a trovare la sua vecchia e saggia insegnante per mostrarle un racconto che aveva prima sognato e poi tanto faticosamente trascritto su fogli di carta, appena due fogli, pieni di una calligrafia grande e disordinata; carta sottratta di nascosto dalla cesta degli scarti per alimentare il fuoco e gelosamente conservata; carta ottenuta, come le aveva rudemente spiegato il conciapelli del villaggio, che un pochino ne capiva, dalla lavorazione di certi tessuti ormai totalmente inutilizzabili per altri scopi. Già il fatto di avere tra le mani quei pezzi di carta le dava una scarica di emozioni infinita... Prima di "sporcarla" con la sua rozza grafia di figlia di contadini, se l'era accostata al viso, l'aveva annusata, se l'era strofinata sulle guance delicatamente, ne aveva assaggiato il sapore con la punta della lingua, nella speranza di assorbire dentro di sè tutte le storie che quei tessuti avevano da donarle prima di morire e rinascere a nuova vita per lei...

Nascose quei pochi fogli stropicciati in fondo alla sua bisaccia e, uscendo di casa, urlò da lontano alla madre, per tema che questa la bloccasse, che si sarebbe recata al villaggio a trovare la sua vecchia insegnante e si avviò lungo il sentiero che attraversava tutto il bosco, prima di riaffacciarsi sulle prime case di quel villaggio adagiato in una vallata verde e protetta dalle montagne.

Sapeva di dover agire in quel modo per recarsi da quell'anziana signora (che ai nostri occhi aveva quasi quarant'anni ma che agli occhi di una bambina di nove, doveva sembrare assai vecchia...) perchè il suo periodo di studio era terminato da un pezzo... Appena sei mesi di "scuola" accumulati in quasi tre anni! Spizzichi di studio rubati ai lavori di casa, al lavoro nei campi, al sonno, ed erano già passati altrettanti anni dalla sua ultima "lezione", ma erano rimaste ottime amiche e così, ogni tanto, scendeva in paese a trovarla, attraversando quel bosco dove nessuno le aveva mai fatto compagnia, nè all'alba, nè al tramonto, quando tornava dopo la "scuola" dove aveva anche imparato a scrivere... "sgorbi", come li chiamava affettuosamente la sua vecchia insegnante, ma che la facevano sentire orgogliosa di se stessa e sognare che un giorno sarebbe potuta volare via da un destino già deciso prima ancora della sua nascita...

Forte quindi del suo coraggio, si avviò lungo il sentiero immaginando le lodi della sua amata
insegnante.

Arrivata alla soglia di casa bussò piano ma, non ottenendo risposta, bussò più forte e in quel mentre la porta  si aprì da sola, lentamente... Lei si affacciò titubante all'interno, riconoscendo subito l'odore di una casa con un camino che tira perfettamente il fumo, di una casa dove le finestre non sono sporche di fuliggine e hanno sempre bellissimi pizzi ai vetri, una casa che può permettersi persino un tappeto di lana riccamente decorato a mezzo punto con tralci di rose nel "salotto" (ecco un'altra parola a lei sconosciuta fino a pochi anni prima!).

Entrò in punta di piedi, chiamando sottovoce e lasciando l'uscio ben spalancato, in caso di fuga precipitosa.
La casa era assolutamente silenziosa, ma non avvertì nell'aria alcun pericolo: il gatto era come sempre acciambellato sulla sedia vicino al camino, dove il fuoco languiva in attesa che la padrona di casa gli donasse un ciocco di legno nuovo nuovo da mangiare.
Anche il bollitore del tè non era sul fuoco, ma questo poteva significare che la sua insegnante era uscita presto per fare delle compere ed aveva sbadatamente dimenticato di chiudere bene la porta di casa. Allora richiuse la porta e si accomodò sulla poltrona, vicino alla sedia del gatto davanti al camino; si tolse le scarpe e cercò di infilare i piedi sotto la pancia del gatto per scaldarseli un pò, ma quello la guardò con sdegno e scese dalla sedia col naso all'insù, offeso da un tale oltraggio per un gatto del suo rango (dovete sapere che era un incrocio tra un normalissimo gatto di casa e una gatta persiana, ma lui si credeva di razza pura e quindi, capirete il suo contegno...).
Quindi anche lei si rialzò dalla poltrona, rinfilò le scarpe e decise di fare un giro per quella casa di cui conosceva, fino a quel momento, soltanto il salotto dove la sua vecchia insegnante le aveva dato lezione, facendo però promettere alla sua natura curiosa che non avrebbe toccato assolutamente niente!

Avvicinatasi al tavolino dove un tempo compitava tabelline e verbi, vide un biglietto piegato a metà con posato sopra una bacca di rosa canina... non seppe perchè, ma capì che era indirizzato a lei... infatti proprio la marmellata di rosa canina era il suo dolce preferito, che mangiava solo quando andava a trovare quella saggia signora perchè a casa propria certi cibi non erano nemmeno contemplati!

Aperto il bigliettino si accorse che quella carta non era come la carta che conosceva lei, era diversa al tatto e aveva impresse sopra delle righe di un azzurro sbiaditissimo che avevano fatto da guida alla bella grafia della sua insegnante e l'inchiostro, quanto era bello! Verde come il sottobosco d'estate e viola come certi cieli d'autunno dopo un temporale... Solo la sua insegnante poteva scrivere su un materiale tanto prezioso e quell'inchiostro... chissà da dove veniva...

Lo lesse prima ad alta voce poi, quando finalmente riuscì a leggerlo senza intoppi, lo ripassò mentalmente svariate altre volte, ma più leggeva e meno ne capiva il senso..


SO CHE PASSERAI DI QUI QUESTA MATTINA
TI PREGO NON ESSERE IN PENSIERO PER ME E ABBI CURA DEL MIO GATTINO
TORNERO' ENTRO SERA MA PUOI CHIUDERE A CHIAVE LA PORTA,
A ME NON SERVIRA'
A PRESTO, CON AFFETTO
M.

Bè, il "a presto con affetto M." era fin troppo chiaro, come pure il fatto di dover nutrire il "gattino" (gattino?! ma sarà pesato più di uno degli agnellini di suo padre!!!) era il resto che non riusciva a spiegarsi... come poteva sapere quella signora che LEI sarebbe passata a trovarla proprio quel giorno?!! E poi, come sarebbe rientrata se le avesse chiuso la porta a chiave?!
Le finestre non erano troppo piccole, è vero, ma per quanto volesse bene a quella cara signora, era pur sempre in grado di vedere quanto fosse generoso quel suo sederone...

Sempre più confusa, mise il biglietto nella bisaccia e continuò la sua ispezione della casa, ignorando deliberatamente il pasciutello "gattino", certa che qualche ora di digiuno non l'avrebbe fatto morire di fame!

Scoprì che quella casa non era poi così grande come la credeva; infatti oltre al salotto stava un piccolo retrostanza adibito a cucina e lavatoio e poi un'altra stanzetta, così piccola che se l'immaginava la sua vecchia insegnante girare goffamente su se stessa per entrarne o uscirne, con una finestrella piccola e vicina al soffitto, protetta da due sbarre di ferro incrociate, un portacandela incastonato nel muro con un mozzicone di candela mezzo consumato e sulla parete opposta alla porta, ma così vicina che allungando un braccio la si poteva toccare, un muretto imbiancato di fresco, con posato sopra una tavola di legno tirata a lucido, con un buco chiuso da un coperchio, pure lui di legno, con una maniglia di ferro e lì vicino, per terra, un secchio con dentro acqua pulita, un panno accuratamente piegato sul bordo e sopra questo... un SAPONE!!! Lì per lì non capì di che mistero si trattasse, ma quando si avvicinò al buco e tolse il coperchio per guardarvi dentro, ne sentì un tale tanfo che capì immediatamente di che luogo si trattava e scappò via chiudendo la porta!

Ancora sconvolta dall'idea che la gente del villaggio amasse conservare dentro casa ciò che la natura chiamava a distribuire nel bosco (così utile alle piante, diceva sempre suo padre!) si avviò verso quella che sembrava l'ultima stanza della casa.

E fu proprio ciò che vide in quella stanza a lasciarla senza fiato e a farle scordare la brutta avventura appena vissuta! Una stanza non più grande del salotto, con un letto di legno scuro massiccio e un armadio pure lui bello massiccio; un tavolinetto accanto al letto, con sopra una piccola bugia con una candela nuova di zecca e un libro di quelli che solo la sua vecchia insegnante poteva avere... Si avvicinò e cercò di leggerne il titolo... "i..l sssss...i...g..n..o...rrrr....e ..... d...e...g...." ma con la coda dell'occhio vide alla sua sinistra, un pò nascosto dall'armadio, qualcosa che le fece rimettere il libro al suo posto e sgranare gli occhi per la meraviglia!!
Un altro mobile alto e stretto nascosto da un drappo verde e viola, proprio le stesse sfumature dell'inchiostro del suo biglietto e quei colori cambiavano a seconda di come lei si spostava da un piede all'altro... Si avvicinò e toccò quel drappo e lo sentì, sotto le sue ruvide dita, morbido e liscio come la pelle della sorellina che aveva lasciato nel letto quel mattino... Non aveva idea di cosa fosse, ma sapeva che se fosse stata ricca, avrebbe vestito solo di quel tessuto!

Era seta, sapete, e delle più preziose!

Toccandolo però ne provocò la caduta, tale ne era la leggerezza e scivolando a terra rivelò nascondere uno specchio!

Si guardò e rimirò in quella lastra che pareva argento fuso, altro che la vecchia lastra di ferro tirata a lucido dal padre prima di farsi la barba!
Guardò prima se stessa e poi tutta la stanza riflessa nello specchio e si avvicinò per annusarne la superficie... sì, perchè a lei piaceva annusare e toccare le cose, per conoscerle!
Come sfiorò la superficie d'argento con la punta del naso, quella prese ad ondeggiare come se il suo naso fosse stato un sassolino e lo specchio l'acqua di un lago, ondeggiando pian piano in cerchi sempre più larghi, fino a tornare assolutamente immobile.

Che prodigio era mai, questo!?

Riprovò di nuovo con la punta del dito, appena appena, e lo stesso risultato ottenne.

Allora vi posò tutto il palmo della mano, ben teso, ma questa volta la mano, anzichè trovare la resistenza elastica dello specchio, lo oltrepassò completamente! Fece un salto all'indietro per lo spavento e cadde lunga distesa e lì vicino ai suoi piedi, c'era il gatto seduto a leccarsi una zampina e a fare le fusa... ma la curiosità era troppo grande, quindi si rialzò sistemandosi il vestito e i capelli per ridarsi un contegno e ripetè il gesto.
Passò prima la mano e di là non sentì nulla di nulla, allora spinse fino al gomito e provò a spostare di qua e di là il braccio sperando di vedere un varco, ma la parte di superfice dello specchio "tagliato" dal suo braccio, era un tutt'uno con la sua pelle e non le diede modo di vedere nulla oltre.
Allora prese un grosso respiro, come quando d'estate si divertiva a stare sotto lo scroscio della cascata giù al fiume, chiuse gli occhi e passò di là con tutto il corpo!

Rimase ancora qualche istante immobile, senza respirare e con gli occhi stretti ascoltando intorno a sè rumori o qualcosa che la toccasse; non sentendo nulla lasciò andare il fiato, aprì prima un occhio poi l'altro e si ritrovò in penombra, con le spalle vicino ad una vecchia porta in legno e a pochi centimetri da lei un pesante tendaggio.

Lo scostò pian piano e guardò cosa nascondeva.

Con sua grande, immensa meraviglia, si ritrovò in un luogo che solo nei suoi sogni più segreti aveva provato ad immaginare, sogni alimentati dalla sua vecchia e cara insegnante, che sennò lei mica poteva sapere com'era fatto il luogo dove si comprano i libri!

Era la più grande LIBRERIA (altra parola su cui aveva faticosamente studiato!) che avesse mai visto... bè, era l'UNICA che avesse mai visto...

Pavimento in legno consunto dagli anni, scaffali anch'essi in legno su e su fino al soffitto e su tutte le pareti pieni di libri! Libri a non finire!!!

Mentre osservava quel mondo meraviglioso, si sentì sfiorare le gambe e guardando in basso vide il gatto avviarsi tranquillamente oltre quel tendone, verso un bancone di legno al centro della stanza e non riuscì a richiamarlo, bloccata dalla visione di tanta gente in abiti per lei completamente estranei, tutti in fila ordinatamente ad aspettare qualcosa e, cosa ancor più straordinaria, l'ultima persona in fila, era proprio la sua insegnante!!!

Non poteva non riconoscerla, anche se indossava non il suo solito, ampio vestito, ma... le BRACHE!!!! Che cosa assurda vedere quel sederone e quelle gambone strette in quegli abiti che solo gli uomini, al suo villaggio, indossavano... era una visione così assurda che cominciò a sghignazzare coprendosi la bocca con la mano, ma ormai il danno era fatto e la sua cara insegnante si voltò a quel rumore e rimasero per un attimo a fissarsi occhi negli occhio.. poi il gatto si strusciò felice su quelle gambone e la vecchia signora si piegò fin dove poteva per accarezzarlo (ovvero, la testolina, se lui si metteva a due zampe...) e rimproverandolo amabilmente per aver trasgredito alla regola e aver attraversato lo specchio conducendo accidentalmente fin lì la sua giovane amica ed ex allieva... Naturalmente lei era troppo saggia per sgridarla apertamente e dare la colpa al gatto era un modo per sdrammatizzare e lui lo sapeva e quindi continuò a strusciarsi a fare le fusa!

Con un cenno la vecchia signora la chiamò a sè e le disse di aspettarla vicino all'ingresso della libreria, proprio di fianco al bancone e così questa fece, continuando a bearsi di quel mondo meraviglioso e senza far caso alle occhiate curiose dei clienti del negozio.

Appena fuori, la signora la prese per mano ed entrarono in un bel bar-pasticceria-internetpoint e ordinò due belle tazzone di cioccolata calda con doppia panna montata, spolverate di cannella, cosa che la sua giovane amica non aveva mai visto, ma di cui si annamorò perdutamente al primo assaggio!!

Mentre sorseggiavano quella bontà celestiale, la vecchia signora cercò di spiegare alla sua giovane amica il prodigio vissuto e quando questa le disse che aveva paura di quel mondo strano e che il padre l'avrebbe punita se fosse tornata a casa tardi, la sua insegnante la tranquillizzò spiegandole che non doveva preoccuparsi per questo, perchè il tempo scorreva solo nel mondo in cui si trovavano in un certo momento, mentre nell'altro, dove l'attendeva la sua vita "normale", avrebbe ripreso il suo normale corso solo al suo ritorno, e così via per tutte le loro altre visite future da un mondo all'altro.
Così la bambina ascoltò tutto quanto, e pareva rifiorire, non dubitando mai di una sola parola della sua amata insegnante, che le raccontò di com'era anche lei capitata per caso in quel mondo e le spiegò cos'era quell'affare che stavano osservando, pieno di strani tasti e con la faccia piatta e luminosa;  cos'era un blog, di quando, appena un paio di anni prima ne aveva aperto uno insieme ad altre sue amiche Streghe (perchè sì, di una Strega si trattava!!!) e aveva preso a viaggiare da un mondo all'altro ma che alla fine si era affezionata al villaggio, dove insegnava ai bambini a leggere e a far di conto.
La bambina imparò tutto questo e prese a viaggiare ogni volta che poteva dal suo mondo al nostro, tecnologico e "alieno", sempre in compagnia di quella Strega che imparò a chiamare Zia e qui potè studiare, diplomarsi e persino laurearsi e quando la sua amata Zia non fu più nè del suo mondo nè di questo nostro, prese il suo posto al villaggio, vivendo nella stessa casa e tenendosi ben caro quel "bagno" che tanto tempo prima l'aveva tanto spaventata e facendovi costruire con dei tubi di plastica (presi dal nostro mondo, ma spacciandoli per un mirabile prodigio di uno Stregone Eremita) un bello scarico, spargendo così in tutto il villaggio la "moda" degli sciacquoni e adottando un altro gatto, uguale a quello della sua Zia, figlio di discendenti di quello originale!

Ma la cosa più cara, il ricordo più bello che si sarebbe portata dentro fino a quando anche lei non sarebbe più stata nè del suo mondo, nè del nostro, fu quello di un giorno, dopo molti anni passati a cavallo tra quelle due vite, in cui incontrò in quello stesso bar-pasticceria-internetpoint una sua vecchia compagna di università che le recitò a memoria una poesia che lei una volta le aveva dedicato e scritto sull'agenda in un momento, per la sua amica, molto difficile:

Quando pensi che i sogni non esistano
Quando pensi che la vita è dovere
Quando guardi avanti e non vedi alternative
Immagina di alzarti una mattina
Di fare tutto ciò che fai sempre quando ti alzi
Poi di avviarti su un sentiero noto 
ma non per questo meno temuto
E di trovarvi in fondo le mani tese di un'amica
Prendi quelle mani e lasciati guidare fiduciosa
Fino a che le tue gambe non sapranno andare da sole
A quel punto guardati indietro
E vedrai che senza saperlo
Avrai vissuto tutti i sogni che sognavi di vivere!

Ecco... è così che è cominciato il ricordo di una vita intera, e che lei decise di lasciare trascritto qui, in ricordo di quella vecchia amica un pò Strega, un pò Zia e che dedica a chiunque passi ancora di qui e abbia voglia di perdersi un pò fino a non capire più quale sia il suo mondo reale... se questo in cui scriviamo di blog & C. o se quell'altro, dove non sai far di conto e il tuo pensiero primario è saper ravvivare un fuoco dalla cenere della notte e tagliare un pezzo di pane raffermo con un coltellaccio dai mille usi, senza lasciar sul tavolo quattro falangi e un litro di sangue...

Ma poi, quanto è importante?!

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BENVENUTI!

Benvenuti o viandanti! Prego, fermatevi pure nel nostro magico antro, sedetevi e godete del nostro caldo focolare nelle freddi notti invernali o dell’ombra delle fronde all’ingresso della nostra grotta in cima al monte!
Ci sarà sempre ad attendervi una buona tisana o una zuppa rinvigorente…
Potreste fermarvi solo qualche ora o anche qualche giorno e divertirvi con noi ad ascoltare le tante storie che abbiamo da raccontare, frutto della nostra secolare esperienza di vita da Streghe.
Badate bene però! Siamo Streghe Bianche e aborriamo i sortilegi cattivi, i malocchi e tutta sta robaccia abominevole! Se siete in cerca di incantesimi che riducano zoppicante il vostro vicino, che facciano imbruttire la bella di turno, o, ancora, se siete alla ricerca della medicina miracolosa… siete NEL POSTO SBAGLIATO! Tutto quello che diciamo, raccontiamo, cuciniamo, consigliamo è solo per il nostro personale divertimento!!!
Non ci sogniamo nemmeno di sostituirci ai cerusici e ai medici dei villaggi!
Se ciò che vi affligge sono pene d’amore, da noi potrete trovare tutto il sostegno possibile, anche una spalla su cui piangere, ma nulla di più!
Lungi quindi da noi chiunque creda pedissequamente a tutto ciò che gli si dice… siamo stati dotati di una mente assai funzionante e quindi, dopo il momento ludico passato nella nostra grotta, se questo vi ha apportato giovamento e allegria, si torna con i piedi per terra, si appoggia la scopa nell’angolo d’onore della Cucina Stregata e si rivestono i panni di Donne e Uomini “moderni”… almeno fino al prossimo incontro! ^__^
Le streghe

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"Tre volte miagola la gatta in fregola,
tre volte l'upupa lamenta ed ulula,
tre volte l'istrice guaisce al vento...
Questo è il momento.
Su via!
Sollecite giriam la pentola,
mesciamvi il circolo possenti intingoli:
sirocchie, all'opera!
L'acqua già fuma,
crepita e spuma.....
tu rospo venefico che suggi l'aconito,
tu, vepre, tu, radica sbarbata al crepuscolo
và, cuoci e gorgoglia nel vaso infernal.......
tu, lingua di vipera,
tu, pelo di nottola,
tu, sangue di scimmia,
tu, dente di bottolo,
và, bolli e t'avvoltola nel brodo infernal......
tu, dito di un pargolo strozzato nel nascere,
tu, labbro di un tartaro,
tu, cuor d'un eretico,
và dentro, e consolida la polta infernal.......
e voi, spiriti negri e candidi,
rossi e ceruli,
rimescete!"
voi che mescere ben sapete,
rimescete! riemescete!

(MacBeth-William Shakespeare)

Nell'archivio polveroso ...

A pesca nel calderone magico....


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