Il vento mi ha rovesciato il vaso dei ciclamini e lo raccolgo alla bell’e meglio promettendo ai fiorellini che domani, alla luce del giorno, restituirò al vaso quel po’ di terra rimasta sul pavimento in legno.
Così ecco, rovisto nella borsetta e trovo il mazzo di chiavi giusto, lo riconosco praticamente al tatto… quello della macchina è un piccolissimo ippopotamo imbottito con un microimpermeabile giallo di plastica, il mio piccolo Amico della Pioggia, quello dell’ufficio è un ovale di legno su cui ho dipinto (copiando di brutto un modello preso da un fascicoletto apposito) con il country-painting una buffa pecorella bianca a muso nero che guarda stupita verso il cielo notturno e non capisce se quei pallini bianchi che ho dipinto in punta di pennello, vogliano essere stelle luminose o i primi fiocchi di neve… e si chiama Fiocco, come la famosa capretta…
Questo di casa invece è un gattino beije morbido e tutto snodato che mi ha regalato mamma qualche anno fa e si chiama Be-Be.
Lo estraggo sempre più impaziente e si porta dietro tre quarti del contenuto della borsa… mi cadono così le caramelline alla liquirizia, gli altri due portachiavi, i fazzolettini, la custodia degli occhiali e un paio di “robe di donna”… il cellulare rimane miracolosamente impigliato in una delle sue zampine, grazie ai cordini di altri quattro o cinque “pendolini” attaccati al cellulare stesso, come quelli delle ragazzine.
Mi piego sbuffando a raccogliere tutto, imprecando sull’entità che mi fa i dispetti e non vuole lasciarmi assaporare il tanto agognato tepore di casa…
Aaaaahhh!! Tre giri di chiave ed ecco… sono nell’ingresso, sfrego le suole degli stivali sul tappeto di paglia ormai tutto sbrindellato dalle unghie dei gatti.
Ha la forma di un grande girasole e c’era anche dipinto sopra, di un bel giallo squillante e marrone scuro al centro, ora è solo un pallido ricordo di quel girasole bellissimo che comprammo al mercatino dell’artigianato e che faceva bella mostra di sé su queste assi di legno vecchie di almeno 100 anni ma a cui tengo tanto e non voglio rovinare lasciandovi sopra le impronte degli stivali umidi.
Abbasso la cerniera degli stivali, li sfilo e poso i piedi vestiti solo delle calze di nylon sulle assi e sgranchisco le dita allargandole e contraendole…. Mammamia che soddisfazione!!!
Butto il cappotto sulla poltroncina di pelle verde scuro che ho nell’angolo a destra, che era del nonno ed è tutta consunta sui braccioli… l’ho ingentilita con un cuscino che ho ricavato da una tela che ricamai a mezzo punto tantissimi anni fa, col musetto di un gattino tigrato che fa cucu’ tra le rose e non me la sento di farla rivestire… troppi ricordi mi legano a quella pelle rovinata…
Mentre compio questi gesti quasi rituali, sento provenire dalla cucina e dalla camera un coro di “tu-tump!” e poi vedo arrivarmi di corsa incontro i miei due piccoli amori: una vecchia gatta scorbutica bianca e tigrata col nasino rosa, dalla cucina e un giovane gattino grigio a pelo lungo con le calzine bianche e lo sguardo di tenera peste, dalla camera: bene!
Anche per oggi sono sopravissuti alla convivenza forzata… e la casa con loro!!!
Dedico loro qualche coccola mentre quasi disperata mi avvio verso lo stanzino delle scarpe, inciampando tra le loro zampe e ridendo del solletico delle loro code che si arrotolano morbide sulle gambe reclamando pappe e carezze.
2 magici commenti:
Sicura che sia stato il vento a rovesciare i ciclamini? a volte qualche esserino si rifugia nei vasi per sfuggire ai gatti! e poi quando l'allarme è cessato esce di corsa e ribalta tutto! secondo me visto che abiti vicino ad un bosco di castagni è possibile che un Piccolo Folletto sia passato di lì! baci val
p.s.anch'io ho portachiavi particolari! ne parlerò... ciao cara
In genere, le chiavi che servono, sono sempre le ultime a venir fuori.
Aspetto la treza puntata.
Baci
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