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... Li sveglio con le coccole e loro si alzano e si stiracchiano all’inverosimile, come se avessero dormito un anno intero! Si avviano pigramente di sotto e io prendo in braccio delicatamente il nostro piccolo ospite, con le sue coperte e lo riadagio vicino al camino, dove il Compare ha riattizzato il fuoco.
Mentre preparo la colazione, suona il campanello.
E’ la mia veterinaria, che entra tutta infreddolita, carinissima come sempre si informa sulla salute dei mici mentre si toglie il cappotto e sfrega le mani davanti al fuoco del camino e poi subito passa all’esame del cucciolo.
Effettivamente la zampina è stata rotta da una tagliola, probabilmente di un cacciatore di frodo, mi dice, non essendo questa la stagione di caccia regolamentare… e mi arrabbio subito e auguro a quell’essere (perché non posso chiamarlo “uomo” né “animale”) di mettere tutti e due i piedi nelle proprie tagliole e di gridare e di non trovare soccorso se non fino al giorno dopo…
Mentre la veterinaria mi redarguisce sulle mie invettive e il mio desiderio di vendetta, medica e fa una bella fasciatura alla zampa, chiudendo il tutto con un giro di cerotto di carta blu.
Ci chiede se ce la sentiamo di badare noi all’animaletto, pur passando lei ogni sera a controllare e rimedicare, se occorre, la ferita.
Io guardo il Compare che sta per reclamare, ma vedo che i suoi occhi vanno inesorabilmente verso il cerbiatto e riprende quello sguardo vacuo e fa sì con la testa.
Io quasi salto dalla gioia e poi vedo i mici che si strusciano sul collo del cerbiatto, quasi avessero capito che farà parte della nostra famiglia, anche se per poco.
La nostra veterinaria rimette tutto il suo armamentario nel borsone e si appresta ad uscire, ma, dato che dobbiamo ancora fare colazione, le chiedo se vuole unirsi a noi e lei felice accetta.
Il Compare dice che approfitta, non essendo abituato a fare colazione, per andare nello studiolo a sistemare un po’ di conti sul portatile e sparisce col suo bicchiere di succo di frutta.
Io e lei invece ci accomodiamo in cucina (già bella tiepida grazie al tepore proveniente dalla stufetta, provvidenzialmente accesa dal Compare e io mentalmente gli lancio un bacio) e rifaccio il thè, scaldo un po’ di latte di riso (le piacerà?!) e taglio un paio di belle fette di Ciambellone Stregato che avevo cucinato il giovedì sera ed è ancora morbidissimo e profuma di vaniglia.
Siamo lì che ci gustiamo questa colazione che sa tanto di vacanza in montagna quando lei nota le nespole nel portafrutta, ne prende una in mano e mi chiede se può mangiarne una perché ne va matta.
Io le dico che sono ancora acerbe, ma lei me l’allunga e invece noto che è proprio matura al punto giusto per essere mangiata, con la buccia soda ma appena la tocchi ci rimane l’impronta del dito!
Non so perché ma non le racconto come sono venuta in possesso di quei frutti però non capisco come abbiano potuto maturare in una sola notte… e ce le mangiamo ingorde come due bambine!
Finito di mangiare, lei si alza ci salutiamo, lancia un saluto verso il sottoscala, da cui proviene un “ciao” attutito dalla porta scorrevole chiusa (che abbiamo fatto mettere per evitare che i gatti vadano a rovistare in mezzo a tutta quella tecnologia…) si stringe la sciarpa intorno al collo, esce, risale in macchina e se ne va.
E’ cominciato così il nostro fine settimana a far da infermieri e genitori adottivi del cerbiatto che, per amore dei cartoni animati, battezzammo “banalmente” Bambi…
Ci sono voluti 30 giorni di cure e coccole per farlo guarire, con un viavai incredibile dentro casa di paesani curiosi e di mamme con i loro bambini, ragazze prima di allora solo incrociate al supermercato ma che ora, ai loro occhi, eravamo gli eroi del momento e quindi meritavamo tutta la loro attenzione… e anche degli amici che portavano i loro bambini come scusa per fare anche loro qualche coccola a quella meraviglia della natura… e senza mai un dispetto da parte dei mici a suo danno! Incredibile!
Alla fine il verdetto è stato favorevole: può essere rimesso in libertà!
Che gioia!!!
Mentre preparo la colazione, suona il campanello.
E’ la mia veterinaria, che entra tutta infreddolita, carinissima come sempre si informa sulla salute dei mici mentre si toglie il cappotto e sfrega le mani davanti al fuoco del camino e poi subito passa all’esame del cucciolo.
Effettivamente la zampina è stata rotta da una tagliola, probabilmente di un cacciatore di frodo, mi dice, non essendo questa la stagione di caccia regolamentare… e mi arrabbio subito e auguro a quell’essere (perché non posso chiamarlo “uomo” né “animale”) di mettere tutti e due i piedi nelle proprie tagliole e di gridare e di non trovare soccorso se non fino al giorno dopo…
Mentre la veterinaria mi redarguisce sulle mie invettive e il mio desiderio di vendetta, medica e fa una bella fasciatura alla zampa, chiudendo il tutto con un giro di cerotto di carta blu.
Ci chiede se ce la sentiamo di badare noi all’animaletto, pur passando lei ogni sera a controllare e rimedicare, se occorre, la ferita.
Io guardo il Compare che sta per reclamare, ma vedo che i suoi occhi vanno inesorabilmente verso il cerbiatto e riprende quello sguardo vacuo e fa sì con la testa.
Io quasi salto dalla gioia e poi vedo i mici che si strusciano sul collo del cerbiatto, quasi avessero capito che farà parte della nostra famiglia, anche se per poco.
La nostra veterinaria rimette tutto il suo armamentario nel borsone e si appresta ad uscire, ma, dato che dobbiamo ancora fare colazione, le chiedo se vuole unirsi a noi e lei felice accetta.
Il Compare dice che approfitta, non essendo abituato a fare colazione, per andare nello studiolo a sistemare un po’ di conti sul portatile e sparisce col suo bicchiere di succo di frutta.
Io e lei invece ci accomodiamo in cucina (già bella tiepida grazie al tepore proveniente dalla stufetta, provvidenzialmente accesa dal Compare e io mentalmente gli lancio un bacio) e rifaccio il thè, scaldo un po’ di latte di riso (le piacerà?!) e taglio un paio di belle fette di Ciambellone Stregato che avevo cucinato il giovedì sera ed è ancora morbidissimo e profuma di vaniglia.
Siamo lì che ci gustiamo questa colazione che sa tanto di vacanza in montagna quando lei nota le nespole nel portafrutta, ne prende una in mano e mi chiede se può mangiarne una perché ne va matta.
Io le dico che sono ancora acerbe, ma lei me l’allunga e invece noto che è proprio matura al punto giusto per essere mangiata, con la buccia soda ma appena la tocchi ci rimane l’impronta del dito!
Non so perché ma non le racconto come sono venuta in possesso di quei frutti però non capisco come abbiano potuto maturare in una sola notte… e ce le mangiamo ingorde come due bambine!
Finito di mangiare, lei si alza ci salutiamo, lancia un saluto verso il sottoscala, da cui proviene un “ciao” attutito dalla porta scorrevole chiusa (che abbiamo fatto mettere per evitare che i gatti vadano a rovistare in mezzo a tutta quella tecnologia…) si stringe la sciarpa intorno al collo, esce, risale in macchina e se ne va.
E’ cominciato così il nostro fine settimana a far da infermieri e genitori adottivi del cerbiatto che, per amore dei cartoni animati, battezzammo “banalmente” Bambi…
Ci sono voluti 30 giorni di cure e coccole per farlo guarire, con un viavai incredibile dentro casa di paesani curiosi e di mamme con i loro bambini, ragazze prima di allora solo incrociate al supermercato ma che ora, ai loro occhi, eravamo gli eroi del momento e quindi meritavamo tutta la loro attenzione… e anche degli amici che portavano i loro bambini come scusa per fare anche loro qualche coccola a quella meraviglia della natura… e senza mai un dispetto da parte dei mici a suo danno! Incredibile!
Alla fine il verdetto è stato favorevole: può essere rimesso in libertà!
Che gioia!!!
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